Questo Manifesto è una proposta aperta alla città, a tutti coloro i quali intendono contribuirvi per farne una vera e propria base di un programma di governo. In quanto proposta aperta essa necessariamente delinea un quadro di riferimento generale e di indirizzi che ne consentano il dibattito e l’approfondimento.
Il punto da cui parte la nostra riflessione è la ricerca di una prospettiva per la nostra città sempre più ripiegata in se stessa, spaesata, perché spaesato è complessivamente oggi il nostro Paese e la stessa Milano, che è parte essenziale della nostra identità e del nostro futuro.
Abbiategrasso è da sempre parte integrante del sistema metropolitano milanese; essa fa parte di un unico insieme culturale, sociale ed economico che la rende omogenea alla metropoli, perché essa stessa è metropoli. I costumi, i consumi e i costi dei consumi sono identici a Milano.
Abbiategrasso è da sempre parte integrante del sistema metropolitano milanese; essa fa parte di un unico insieme culturale, sociale ed economico che la rende omogenea alla metropoli, perché essa stessa è metropoli. I costumi, i consumi e i costi dei consumi sono identici a Milano.
Tuttavia, pur in un contesto di omogeneità, Abbiategrasso nel tempo ha conservato un ruolo che ne ha garantito una sua fisionomia identificabile ed un ruolo multiforme. Non solo città delle fabbriche e dell’agricoltura, ma dei servizi terziari e pubblici, in un amalgama che la rendeva città, nel senso di luogo poliedrico di funzioni, al pari di Milano.
In altri termini, la poliedricità di Milano si riverberava in scala minore in Abbiategrasso in modo che la qualifica di “Città” non era solo il blasone formale di una intestazione, quanto e soprattutto la concreta sostanza di una comunità radicata e multiforme ed in quanto città in senso proprio anche il luogo del cambiamento e dell’innovazione, testimoniata nel passato da un’agricoltura di avanguardia e da un’industria di assoluto pregio e prestigio nazionale con una forte vocazione all’esportazione anche estera.
Nell’’800 la volontà di avere la ferrovia, sinonimo di progresso e strumento di collegamento moderno e rapido con Milano, rinnovava il legame diretto con quest’ultima, secolarmente segnato, oltre che dalle vestigia ducali, dalla presenza indelebile del Naviglio Grande, via d’acqua e mezzo raffinato di regolamentazione idraulica dell’interno Est Ticino.
La creazione della Banca Popolare come perno per lo sviluppo economico è stato l’altro caposaldo dell’identità cittadina, al punto che si può immaginare che il declino sia iniziato con il suo trasferimento dentro un grande gruppo bancario nazionale e la perdita del suo collegamento con il territorio.
Negli anni dello sviluppo industriale la prospettiva era chiara, predefinita e apparentemente, salvo le crisi cicliche, in continua espansione. L’identità della città era altrettanto chiara: forte presenza agricola e soprattutto industriale. Sul piano dei servizi: ospedale, Golgi, pretura, le assicuravano una centralità nell’area sudoccidentale della provincia che le ha garantito un ruolo integrativo rispetto a Milano.
Questo schema è durato fino a quando Milano stessa ha avuto il ruolo definito della “capitale morale”, centro finanziario, industriale e commerciale del Paese.
Quando Milano sul finire degli Anni ’80 ha smarrito il senso di questo ruolo e ha tentato di caratterizzarsi con nuovi scenari (la cosiddetta Milano da bere esemplificativa di una vocazione basata sull’effimero e quindi sull’inconsistenza), anche la nostra piccola città ne ha subito le conseguenze.
Oggi Milano è ancora alla ricerca di un ruolo che la rilanci. Né l’Expò sembra in grado di darle quel ruolo, perché manca una idea, manca la capacità di trovare un elemento forte che faccia da riferimento agli altri, manca insomma una vocazione. Se così non fosse, l’Expò sarebbe già la rappresentazione concreta di questo ipotetico nuovo Rinascimento.
Abbiategrasso risente di tutto ciò. Da città agricola è diventata industriale e dei servizi, ora sta
diventando la città delle aree industriali dismesse e delle fabbriche in difficoltà.
La nostra città sta infatti vivendo uno dei periodi di crisi trai più gravi e drammatici.
La crisi economica internazionale ha prodotto e produce i suoi effetti crudi sulla presenza delle nostre industrie e imprese e sui livelli occupazionali. Il tasso di pendolarismo per ragioni di lavoro è alto e aumenta in ragione del progressivo venir meno della capacità occupazionale della città.
La crisi economica internazionale ha prodotto e produce i suoi effetti crudi sulla presenza delle nostre industrie e imprese e sui livelli occupazionali. Il tasso di pendolarismo per ragioni di lavoro è alto e aumenta in ragione del progressivo venir meno della capacità occupazionale della città.
La risposta non può essere rinvenuta nel solo terziario, cioè nei servizi pubblici, ad esempio quelli socio – sanitari, o del commercio (con il PGT si è fatta una stima tra quanti posti crea un ipotetico centro commerciale previsto da questo strumento urbanistico e quanti se ne perdono nella rete dei 400 – 500 negozi esistenti?), se non si mantiene e favorisce la permanenza e l’arrivo di strutture produttive manifatturiere, chi produrrà la ricchezza da spendere nel terziario?
Sappiamo che un Comune ha poteri limitati in questa materia e sappiamo altrettanto bene come sia difficile delineare un’idea per il futuro della città che le garantisca un futuro, che renda protagonisti i suoi giovani, che sappia essere attenta alle cose quotidiane con la cura dei bisogni semplici di ogni giorno, con la manutenzione del suo patrimonio per renderla e farla rimanere un luogo accogliente.
Sappiamo che un Comune ha poteri limitati in questa materia e sappiamo altrettanto bene come sia difficile delineare un’idea per il futuro della città che le garantisca un futuro, che renda protagonisti i suoi giovani, che sappia essere attenta alle cose quotidiane con la cura dei bisogni semplici di ogni giorno, con la manutenzione del suo patrimonio per renderla e farla rimanere un luogo accogliente.
Una città che ha nella legalità, nella pratica della legalità, a partire dall’azione amministrativa comunale e delle istituzioni il suo punto di riferimento intransigente per essere un ostacolo insuperabile ad ogni tentativo di infiltrazione malavitosa nella vita civile e amministrativa.
Perciò è indispensabile elaborare una prospettiva che rilanci l’antico ruolo di Abbiategrasso capace di integrare Milano con funzioni di eccellenza (altrimenti che senso ha proclamarsi una città slow?), che offra a Milano stessa un valore aggiunto alle sue potenzialità, ad esempio, nel campo universitario e della ricerca (la “Banca del cervello”, il Golgi), nel campo dell’economia del turismo (certo che con le piste ciclabile in disarmo lungo i Navigli il biglietto da visita non è tra i migliori), nel campo della cultura la nostra città ha luoghi e spazi adeguati per iniziative di livello nazionale, come si è dimostrato nel recente passato.
Si dirà: ma queste cose sono di nicchia, noi abbiamo bisogno di grandi numeri. Ma questo non è possibile: università, ricerca, turismo, cultura, creano interesse, indotto, nuova occupazione in prospettiva. Subito no ed è inutile illudersi del contrario, e la costruzione di una nuova identità non la si fa a tavolino, è un processo nel tempo che nasce dall’impegno costante di una comunità che ha il senso della misura e un’idea condivisa che va elaborata: questo è soprattutto il compito della politica.
Ma questa nuova politica può venire solo da una presa di coscienza della gente di questa nostra città, da un nuovo protagonismo sociale, da una nuova capacità di mettersi in discussione, di non chiudersi in se stessa, di guardare in avanti, senza timore, perché se prevalesse l’attuale spirito di ripiegamento e di chiusura, allora la nostra città non sarebbe destinata ad altro che essere un luogo di residenza, un confortevole quartiere periferico di Milano, un suo sobborgo senza identità.
Invece, noi diciamo che è possibile una nuova storia, che parta dalle radici più profonde del suo essere città come luogo delle diversità e delle opportunità e che da queste sappia costruire una comunità, forte, solidale, che apre spazi, che crea futuro, che sa raccontare se stessa non solo come un luogo del passato dove si vive il presente, ma un luogo dove sia importante esserci.