Nel proporre alla città il comitato, intendiamo, preliminarmente, riassumere i principi etici condivisi dai suoi componenti; da un lato definiremo la nostra idea della politica, dall'altro i requisiti personali necessari a rendere coerenti il comportamento e le idee.
LA POLITICA
Riteniamo che la politica sia un'occupazione nobile, il cui obiettivo è la ricerca del bene dell'insieme dei cittadini. Non siamo contrari ai partiti e non pensiamo che di per sé siano corrotti o superati dalla storia, ma condanniamo la mancanza di principi che spesso li caratterizza nell'attuale fase politica. In particolare condanniamo l'uso dei partiti a fini privati, per soddisfare ambizioni personali, e ci opponiamo alla ricerca del potere fine a sé stesso. Siamo del resto convinti che la società civile non sia necessariamente migliore dei politici che elegge e che l'attuale situazione del paese richieda a ciascuno un serio esame di coscienza riguardo al contributo che dà all'uscita dalla crisi morale che devasta la politica. Inteso così, il ruolo del politico è difficile e non sempre gratificante: fare politica significa indicare alla collettività un percorso rischiando anche di dire verità scomode, non amplificare umori e malumori; fare politica richiede l’umiltà di spiegare, ascoltare e modificare il proprio punto di vista, senza ritenersi portatori di un verbo indiscutibile da imporre a masse passive; fare politica significa credere, fino a prova contraria, nella buona fede degli avversari e non considerarli mai dei nemici.
IL POLITICO
Esistono dei requisiti morali indispensabili per fare politica; chi si dedica alla politica deve esaminare sé stesso: chi si candida a un ruolo politico si assume l'onere di rinunciare a uno sguardo privato sulla realtà, assume il punto di vista della collettività. Chi prende decisioni i cui prezzi vengono pagati solo da altri non è in condizione eticamente adeguata per valutare la correttezza del suo operato; il politico deve considerare per ultima cosa i propri interessi personali e, in ogni caso di conflitto di interesse, si deve astenere dalle decisioni. Gli onori, la carriera, l'amore per il prestigio sociale acquisito con la politica, vanno tenuti sotto rigoroso controllo perché sono ciò che affossa le migliori intenzioni. Il politico è invece colui che ritiene le sue idee più importanti della propria popolarità, del proprio successo, della propria stessa elezione. E’necessario che qualcuno faccia politica in senso professionale, perché le decisioni complesse richiedono una preparazione specifica, ma è necessario anche che chi fa politica a tempo pieno consideri il suo lavoro un impegno a termine e non una carriera. Come in tutte le cose della vita, anche nell'impegno politico ci sono stagioni in cui si è portatori di novità e stagioni in cui non si sa più dire nulla di nuovo: bisogna riconoscere quando è il momento di lasciare. Avere sempre la possibilità di lasciare l'impegno pubblico e di riprendere l'attività lavorativa rende il politico libero dai condizionamenti del potere.
Il politico deve provare, per la propria città e nazione e per l'umanità nel suo complesso un sentimento preciso: l'amore. Se altri sentimenti e risentimenti ingombrano il suo cuore deve rinunciare.
domenica 5 dicembre 2010
La Politica e il politico
Etichette:
Abbiategrasso,
bene comune,
città,
collettività,
democrazia,
etica,
ideali,
idee,
nazione,
partecipazione,
politica,
politico,
privato,
pubblico,
società
Iniziamo da qui
Il comitato riunisce cittadini abbiatensi di provenienza e orientamento politico culturale differente, uniti da alcuni elementi vincolanti:
• La fedeltà alla Costituzione repubblicana.
• La difesa, in ogni settore amministrativo, dei beni e degli interessi pubblici, nel riconoscimento dell'iniziativa privata se compatibile con essi.
• La laicità dello Stato.
• La parità di diritti e opportunità tra donne e uomini.
• La difesa della natura e del paesaggio, considerati parte dell'identità locale e bene comune dei cittadini, non mera risorsa economica.
• Il radicamento nella storia e nella cultura locale, la difesa della memoria e dell'identità collettiva rifiutando, nel contempo, le chiusure localistiche e l'esclusione dei nuovi cittadini.
• Una concezione partecipata del governo della città che veda l'apporto di tutte le cittadine e i cittadini, compreso chi non possiede il diritto di voto.
• La ricerca del difficile equilibrio tra libertà e eguaglianza e tra diritti e doveri.
• Considerare la condizione dei più deboli come ciò che segnala lo stato di salute della società.
• Il riconoscersi, per i motivi sopra esposti, alternativi alla destra oggi al governo della città e del Paese.
• La fedeltà alla Costituzione repubblicana.
• La difesa, in ogni settore amministrativo, dei beni e degli interessi pubblici, nel riconoscimento dell'iniziativa privata se compatibile con essi.
• La laicità dello Stato.
• La parità di diritti e opportunità tra donne e uomini.
• La difesa della natura e del paesaggio, considerati parte dell'identità locale e bene comune dei cittadini, non mera risorsa economica.
• Il radicamento nella storia e nella cultura locale, la difesa della memoria e dell'identità collettiva rifiutando, nel contempo, le chiusure localistiche e l'esclusione dei nuovi cittadini.
• Una concezione partecipata del governo della città che veda l'apporto di tutte le cittadine e i cittadini, compreso chi non possiede il diritto di voto.
• La ricerca del difficile equilibrio tra libertà e eguaglianza e tra diritti e doveri.
• Considerare la condizione dei più deboli come ciò che segnala lo stato di salute della società.
• Il riconoscersi, per i motivi sopra esposti, alternativi alla destra oggi al governo della città e del Paese.
giovedì 2 dicembre 2010
Pericle, discorso agli Ateniesi, 461 a.C.
Qui ad Atene noi facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell'eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. Qui ad Atene noi facciamo così. La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l'uno dell'altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell'universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell'Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così.
Iscriviti a:
Commenti (Atom)