Il 1° febbraio, su mozione in Consiglio Comunale del consigliere del Gruppo misto Marcantonio Tagliabue, il sindaco Albetti sarà chiamato a pronunciarsi sulle intenzioni dell'amministrazione comunale riguardo al progettato inceneritore di Mendosio. Attualmente l'impianto è dismesso: il vecchio inceneritore, fortemente voluto dai socialisti nei “ruggenti” anni '80, era obsoleto e inquinante oltre ogni limite di decenza. Il punto è: perché farne un altro? Tanti siti industriali vengono abbandonati ed adibiti ad altri usi, perché un sito di incenerimento dei rifiuti deve rinascere dalle sue ceneri? E'utile sapere che l'inceneritore di Mendosio non è nato per smaltire i rifiuti solidi urbani, ma rifiuti speciali in particolare ospedalieri. E'anche utile sapere che tale tipologia di rifiuti rende circa 4 volte di più, in termini di entrate per il gestore, rispetto ai rifiuti “normali”. Ecco perché, oggi come nel passato, politici dei più vari orientamenti hanno sempre sponsorizzato l'opera, adducendo le più improbabili motivazioni: da quelle ecologiche fino all'invenzione di false “emergenze rifiuti” sull'onda del disastro campano. La sua utilità per la città, mentre la raccolta differenziata raggiunge ormai circa il 60% del totale, ci sembra tutta da dimostrare. L'impressione è che ai nostri amministratori interessi attivare lo smaltimento dei rifiuti (anche speciali?) nell'ottica dello scambio tra territorio (e salute) e risorse economiche. A noi questo non sembra uno scambio accettabile; ma il punto principale è che il sindaco Albetti, dopo aver perso un finanziamento di 3.800.000 euro da utilizzare per investimenti nell’energia pulita e rinnovabile, non ha chiarito se intende o meno riaprire tutta la partita, mentre le forze politiche abbiatensi rimangono mute. Riteniamo che il sindaco, Pdl, Lega e Udc abbiano il dovere di dire chiaramente le loro intenzioni in proposito, per poi chiedere ai cittadini se sono disposti a realizzare un'opera forse utile alle casse comunali, ma fortemente discutibile in rapporto alla qualità della vita di una sedicente “città slow”. Ricordiamoci che un inceneritore per essere “redditizio” deve smaltire non meno di 120.000 tonnellate di rifiuti all'anno, mentre i volumi del “resto” da bruciare nei terrirori di Legnano, Magenta, Abbiategrasso e Consorzio dei Navigli ammonta a circa 40.000 tonnellate.
In questa partita, ancora tutta da giocare, ci sembra che la differenza la possano fare i cittadini informati e organizzati, non disposti a delegare ad altri il futuro del luogo in cui vivono.
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