domenica 26 giugno 2011

Il gioco delle tre carte

Ecco di nuovo il gioco delle tre carte, gioco in cui si sa, il mazziere vince sempre.
La proposta geniale delle tre aliquote, che, dice, taglia tasse (o meglio, le imposte) a tutti, solo che lo fa in misura irrilevante per i redditi più bassi, e in misura sostanziosa invece per i redditi più alti. Certo, in un momento come questo, in cui la crisi morde e il problema del debito pubblico sembra essere l’unica priorità, che il governo tagli le sue entrate, soprattutto quelle più sostanziose sembra essere un controsenso. E allora, dove sta il trucco? Eccolo: l’apparente (ma ingannevole) buona notizia della riforma fiscale è accompagnata da un’altra: l’aumento dell’IVA, che sempre una imposta è. Roba di poco contro, uno pensa, pochi centesimi qui e lì. E pensa male, perché l’IVA si paga su tutto, dal pane che si mette a tavola fino alla carta igienica che si usa in bagno, con il risultato di un aggravio di spesa complessivo per le famiglie italiane che potrebbe anche essere rilevante. Risultato finale? Le tasse pagate, in realtà aumentano e, tanto per cambiare, peggiorano le condizioni di vita delle classi sociali meno abbienti.
La proposta è socialmente ingiusta anche per un altro motivo: colpisce tutti, poveri e ricchi, allo stesso modo. L’IVA, infatti, non prevede fasce, non tiene minimamente conto delle differenze di reddito.
Certo, l’IVA la paga chi compra, basta allora non comprare nulla (basta, ad esempio, rinunciare allo yacht). Peccato che  per quelli che lo yacht lo vedono solo alla TV si tratta di stringere ancora di più la cinghia, di rinunciare a beni di prima necessità. Non credo che faccia un bell’effetto sulla famiglia mettere “il nulla” a tavola (o anche in bagno, ma tanto la carta igienica non servirebbe più). Senza pensare all’effetto negativo  che questo avrebbe sul commercio e la produzione.
In nome dell’emergenza finanziaria i lavoratori dipendenti sono stati tartassati in tutti i modi possibili e stanno con l’acqua alla gola (e questi sono già fortunati rispetto ai precari e ai disoccupati), non sarebbe ora che, in nome della stessa emergenza, cominciassimo a invertire la rotta? Se una volta tanto, per salvare il paese dal tracollo, si cominciasse a prendere anche ai ricchi? Se aumentassimo le loro aliquote? Se aumentassimo la tassazione sulle rendite invece di mantenere quel ridicolo 12%? E se davvero venissero tassate le transazioni finanziarie? Almeno finché dura l’emergenza.
In fondo, ce lo debbono, perché spesso i ricchi sono tali grazie alle speculazioni finanziarie e sono proprio loro i responsabili del disastro mondiale nel quale ci troviamo.

Marina Clementoni


mercoledì 22 giugno 2011

Programma, alleanza e candidato

I positivi risultati per il centrosinistra nelle ultime elezioni amministrative e l'esito del referendum, sembrano aver invertito una corrente elettorale a favore del centrodestra. Molti commentatori concordano nel ritenere che sia iniziata la fine del ciclo berlusconiano.
Ma questo eventuale esaurimento della leaderschip di Berlusconi non coincide necessariamente con la fine del centrodestra. Forse di questo centrodestra e del suo attuale modo di essere.
Ma attorno al suo vessillo ci sono interessi e un popolo consistenti e tutt'altro che minoritari.
Entrambi vanno rispettati e, rispetto ad essi, va offerta una credibile altrenativa in termini di proposta e di classe dirigente.
Per quel che ci riguarda, incominciando dalla nostra città: Abbiategrasso.
Ci sono le condizioni per costruire, attorno ad un programma condiviso e partecipato con i cittadini, un'importante e vasta alleanza, che deve identificarsi oltre che con la figura del candidato sindaco, anche delle liste per il consiglio comunale.
Il metodo di selezione del candidato sindaco nel centrosinistra è rappresentato dalle primarie, attraverso di esse, si individua il candidato della coalizione.
Il metodo, le sue procedure improntate alla trasparenza, segretezza e libertà del voto, sono la condizione perchè il risultato del vincitore sia condiviso ed accettato da tutti i partecipanti: candidati e liste.
Ma questa condizione non è sufficiente, poichè si tratta di scegliere il candidato di un'alleanza politica, occorre che i candidati, per partecipare alla competizione, sottoscrivano in via preventiva un documento di adesione ai punti salienti del programma e si impegnino, se sconfitti, a sostenere lealmente e con impegno il candidato vincente, per far vincere la coalizione.
Se mancasse questo impegno, mancherebbe il presupposto dell'alleanza.







                           

domenica 19 giugno 2011

Credito Cooperativo

La crisi economica che credevamo, speravamo, e qualcuno voleva far credere, fosse solo passeggera, si è rivelata una reale fine di un'epoca, con le conseguenze non solo economico-finanziarie, ma anche sociali, che sono sotto gli occhi di tutti.

Ciò che quotidianamente apprendiamo dai media nazionali, ossia la mancanza di risposte concrete ed iniziative appropriate, ci allarma, preoccupa e purtroppo, dobbiamo dirlo, ci deprime e mortifica, constatando la lontananza della politica dai problemi concreti che si dovrebbero affrontare.

L'accesso al credito è sempre stato uno dei principali motori dello sviluppo e della crescita del nostro Paese. Negli ultimi anni tutto è diventato più difficile, sia per i singoli e le famiglie, ma soprattutto per le attività produttive che spesso trovano un "muro" tra le loro idee e il credito necessario per poterle realizzare.

Il convegno che si è tenuto sabato 18 giugno all'Annunciata è stato un tentativo di iniziare un percorso che parta dalle esperienze che si sono realizzate sul territorio per cercare di capire se è possibile trovare un'unione di idee che possa portare anche un piccolo contributo alle esigenze che attendono una risposta concreta.

Confronto, dialogo e condivisione dovrebbero essere le priorità da trasmettere ai vari settori che compongono la nostra comunità abbiatense, dal piano economico-finaziario a quello sociale e culturale, con la politica che si impegni seriamente a far da tramite tra le proposte accoglibili e la realizzazione dei progetti, nell'interesse dell'intera collettività.



mercoledì 15 giugno 2011

Carico fiscale


I contribuenti conosciuti dal fisco italiano non hanno scampo: sui loro conti grava un carico fiscale reale fatto di imposte e contributi, ''da far tremare i polsi''. Nel 2010, infatti la pressione fiscale sull'economia ''regolare'' è oscillata tra il 51,1 e il 51,9% del Pil (prodotto interno lordo): oltre 8 punti percentuali in più rispetto al dato contabilizzato dal ministero dell'Economia e delle Finanze.

La pressione fiscale è data dal rapporto tra il gettito, fiscale e contributivo, ed il Pil che include, così come prevedono le disposizioni statistiche internazionali, anche l'economia non osservata. Vale a dire il sommerso economico che, nel 2010 oscilla tra un valore minimo di 231,2 miliardi e un valore massimo di 272,7 miliardi di euro.

In buona sostanza, il nostro Pil nazionale (che nel 2010 è stimato attorno ai 1.554,7 miliardi di euro) racchiude in sé anche la cifra imputabile all'economia sommersa. Rammentando che la pressione fiscale è data dal rapporto tra le entrate fiscali e contributive ed il Pil prodotto in un anno, nel 2010 la pressione fiscale ''ufficiale'' ha toccato il 42,8% del Pil. Se, però, togliamo dalla ricchezza prodotta la quota addebitabile al sommerso economico, calcoliamo la pressione fiscale sul Pil reale. Facendo questa operazione ''verità'', il Pil diminuisce e, pertanto, aumenta la pressione fiscale.

Nel nostro Paese si subisce un prelievo fiscale ben superiore al dato statistico ufficiale. Per questo è assolutamente improrogabile una seria lotta contro il lavoro nero e l'evasione fiscale. Aumentando la platea dei contribuenti, potremo così ridurre imposte e contributi a chi oggi ne paga più del dovuto.

A livello informativo si segnala che l'ultimo dato dell'Istat riferito alla dimensione economica dell'economia irregolare, è del 2008. Ciò consente di dire che, alla luce del probabile aumento del lavoro nero e dell'abusivismo avvenuto in questi ultimi 2 anni di grave crisi economica, ci troviamo di fronte ad un valore economico del sommerso riferito al 2010 molto sottostimato.

lunedì 13 giugno 2011

Referendum: grazie a tutti.

Grazie a tutti. Grazie a tutti quelli che ci hanno creduto dall'inizio, quando tutto remava contro.
Grazie ai movimenti, alle associazioni, ai comitati, ai militanti di partito che non hanno mai voluto metterci sopra il cappello, alla gente comune (lo siamo tutti).
Grazie anche a chi ha votato NO ed anche a chi ha scelto scheda nulla e bianca.
Non pensavamo neanche che si potesse raggiungere questo risultato. Ma così è stato.              
E questo ci dà speranza, per un futuro migliore, non facile, non semplice, ma un futuro che si potrà cercare di costruire, insieme. Sembra proprio che i muri, le barriere e gli steccati possano essere superati, che con l'impegno, l'umiltà, il sacrificio e la buona volontà si possa lavorare ad un progetto condiviso, comune, senza protagonismi esasperati o personalismi deleteri, con trasparenza e sincerità.
Sarà fuori moda, ma la società e la politica hanno urgente bisogno di guardarsi negli occhi e            stringersi la mano.

giovedì 9 giugno 2011

Cose imparate dall’ultima elezione del sindaco di Milano

1.      Vince le elezioni chi incontra la gente, suscita partecipazione, cerca la condivisione.



2.      Vince le elezioni chi parla di idee e progetti e non invece di persone. Chi evita gli insulti, gli attacchi personali, la denigrazione.



3.      I soldi servono, ma quando sono troppi suscitano sospetti.



4.      Può vincere anche un politico timido e riservato. L’immagine non è tutto.



5.      Ci si può riempire la bocca con lo slogan: bisogna stare in mezzo alla gente. Ma poi, a farlo davvero, ciò che paga è la sincerità.



6.      Alle promesse roboanti dell’ultimo momento non ci crede più nessuno.



7.      D’accordo pensare alle buche nelle strade, ma i cittadini aspettano come il pane che qualcuno indichi un orizzonte più lontano, più bello, che apre spazi alla fantasia.



8.      Ci sono giorni di vento che con forza puliscono il cielo quando è necessario. Ce ne saranno altre folate a breve.

lunedì 6 giugno 2011

Tenaglia mediatica?

Ha dell’incredibile una delle ultime affermazioni di Berlusconi quando parla di “tenaglia mediatica”! Proprio lui! Evidentemente, non avendo avuto l’esito sperato l’assalto mediatico fatto su più reti televisive, nella settimana precedente i ballottaggi,  B. deve trovare una qualche se pur semplicistica spiegazione alla  cocente sconfitta. Non gli  bastano più le reti Mediaset, Rai 1, Rai 2, quotidiani, riviste….. Non si rende conto di essere stato, con le sue sistematiche  affermazioni condite di delirio e arroganza (per non parlare dell’attacco sistematico alle Istituzioni!), l’artefice principale della batosta. Non si rende conto, inoltre,  che c’è un’altra realtà che è fatta di internet e quindi dei nuovi media che stanno assumendo sempre più rilevanza e che nel futuro surclasseranno i mezzi di comunicazione tradizionali.  Svegliati, Berlusconi!!! C’è un nuovo mondo fuori di te di cui non ti sei ancora accorto, ma i primi effetti li cominci, ahimè, a sentire! (E con te anche il tuo amico Bossi ndr)

Maria Grazia Perna

giovedì 2 giugno 2011

Evasione fiscale


Dieci finanziarie ogni anno. È l'ammontare dell'evasione fiscale in Italia: ogni anno circa 300 miliardi di euro di imponibile vengono sottratte all’erario. Di queste, l'evasione di imposte dirette è 115 miliardi di euro, l'economia sommersa sottrae 105 miliardi, la criminalità organizzata 40 miliardi e 25 miliardi chi ha il secondo o terzo lavoro. La stima è stata fatta da Krls Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it, Associazione contribuenti italiani, elaborando dati ministeriali e dell’Istat.
Le aree di evasione fiscale analizzate nello studio sono cinque: l’economia sommersa, l’economia criminale, l’evasione delle società di capitali, l’evasione delle big company e quella dei lavoratori autonomi e piccole imprese.
 I lavoratori in nero sono circa 2 milioni, di questi 800 mila sono dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro (con un'evasione d’imposta di 25 miliardi di euro).
La seconda area di evasione è quella dell’economia criminale realizzata dalle grandi organizzazioni mafiose. Il giro di affari della criminalità è di 120 miliardi di euro all’anno con un’imposta evasa di 40 miliardi di euro.
La terza area è quella composta dalle società di capitali, escluso le grandi imprese: secondo i dati del ministero dell’Economia e delle Finanze, il 78% circa delle società di capitali italiane dichiara redditi negativi (52%) o meno di 10 mila euro (26%). In pratica su un totale di circa 800 mila società di capitali il 78% non versa quanto dovuto di imposte dirette. Si stima un’evasione fiscale attorno ai 15 miliardi di euro l’anno.
La quarta area è quella composta delle big company. Una su tre chiude il bilancio in perdita e non paga le tasse. Inoltre il 92% delle big company spostano costi e ricavi tra le società del gruppo trasferendo fittiziamente la tassazione nei Paesi dove di fatto non vi sono controlli fiscali sottraendo al fisco italiano 27 miliardi di euro. Infine c’è l’evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese dovuta alla mancata emissione di scontrini, di ricevute e di fatture fiscali che sottrae all’erario circa 8 miliardi di euro l’anno.