mercoledì 15 giugno 2011

Carico fiscale


I contribuenti conosciuti dal fisco italiano non hanno scampo: sui loro conti grava un carico fiscale reale fatto di imposte e contributi, ''da far tremare i polsi''. Nel 2010, infatti la pressione fiscale sull'economia ''regolare'' è oscillata tra il 51,1 e il 51,9% del Pil (prodotto interno lordo): oltre 8 punti percentuali in più rispetto al dato contabilizzato dal ministero dell'Economia e delle Finanze.

La pressione fiscale è data dal rapporto tra il gettito, fiscale e contributivo, ed il Pil che include, così come prevedono le disposizioni statistiche internazionali, anche l'economia non osservata. Vale a dire il sommerso economico che, nel 2010 oscilla tra un valore minimo di 231,2 miliardi e un valore massimo di 272,7 miliardi di euro.

In buona sostanza, il nostro Pil nazionale (che nel 2010 è stimato attorno ai 1.554,7 miliardi di euro) racchiude in sé anche la cifra imputabile all'economia sommersa. Rammentando che la pressione fiscale è data dal rapporto tra le entrate fiscali e contributive ed il Pil prodotto in un anno, nel 2010 la pressione fiscale ''ufficiale'' ha toccato il 42,8% del Pil. Se, però, togliamo dalla ricchezza prodotta la quota addebitabile al sommerso economico, calcoliamo la pressione fiscale sul Pil reale. Facendo questa operazione ''verità'', il Pil diminuisce e, pertanto, aumenta la pressione fiscale.

Nel nostro Paese si subisce un prelievo fiscale ben superiore al dato statistico ufficiale. Per questo è assolutamente improrogabile una seria lotta contro il lavoro nero e l'evasione fiscale. Aumentando la platea dei contribuenti, potremo così ridurre imposte e contributi a chi oggi ne paga più del dovuto.

A livello informativo si segnala che l'ultimo dato dell'Istat riferito alla dimensione economica dell'economia irregolare, è del 2008. Ciò consente di dire che, alla luce del probabile aumento del lavoro nero e dell'abusivismo avvenuto in questi ultimi 2 anni di grave crisi economica, ci troviamo di fronte ad un valore economico del sommerso riferito al 2010 molto sottostimato.

1 commento:

  1. Questo governo ha impoverito il paese, ha aumentato la disoccupazione e la pressione fiscale, ha abbassato le tutele dei lavoratori, ha penalizzato giovani e pensionati, ha diminuito il sistema di welfare pubblico. Allora adesso che cosa deve fare? Esattamente il contrario di quello che ha fatto fino a oggi. Ci vuole un welfare basato sulla giustizia sociale, l'opposto di quello disegnato dal libro bianco del ministro Sacconi. C'è bisogno di rifinanziare il fondo per le politiche sociali e il fondo per la non autosufficienza che questo governo ha vergognosamente cancellato. In Italia ci sono tre milioni di persone non autosufficienti che oggi sono a carico delle famiglie, lasciate praticamente sole.
    Il problema è che mancano le risorse. Dove prenderle?
    Dalla riforma fiscale che ha in mente il governo, le fasce più deboli - giovani precari, pensionati al minimo - non riceveranno nulla. Il paese ha invece bisogno di una riforma fiscale nel segno dell'equità. Ci vuole un fisco più pesante con le rendite e le grandi ricchezze. E poi una seria lotta all'evasione, stimata in 200 miliardi l'anno, cinque volte le finanziarie di Tremonti e Berlusconi. Si può fare, è la volontà politica che manca.
    I pensionati, in particolare, cosa hanno da chiedere a questo governo?
    Primo, che venga rivisto il meccanismo per la rivalutazione annuale delle pensioni. Era un impegno assunto dal governo Prodi e che Berlusconi, appena è arrivato, ha cancellato; secondo, l'estensione della quattordicesima alle pensioni escluse dalla legge del 2007; terzo, la legge per il fondo sulla non autosufficienza; quarto, serve un progetto per garantire la pensione ai giovani d'oggi, penalizzati dalla precarietà e dalla disoccupazione. Inoltre una contrattazione territoriale sociale per affrontare i sistemi di welfare con le Regioni e i Comuni, contrattazione resa più difficile dal taglio dei trasferimenti operato del governo e dal federalismo.
    Il simbolo del fallimento delle poltiche del governo in materia di welfare è la cosiddetta "social card", la carta per gli acquisti destinata ai più poveri. Uno strumento finanziato con pochi spiccioli e che si è rivelato inadeguato allo scopo.
    sono indignato dalla social card perché è un intervento caritatevole, che umilia i pochi che ne beneficiano. Gli anziani poveri non hanno bisogno di favori, di un obolo misero e provvisorio, ma di interventi strutturali capaci di tutelare la loro condizione.

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