giovedì 28 luglio 2011

Contributo ad un programma per la nostra Città

PREMESSA: Il comitato civico “Per Abbiategrasso” propone ai partiti e gruppi che formano la coalizione alternativa al governo di destra della città i seguenti punti programmatici, frutto dell’elaborazione interna al comitato. Ritiene però fondamentale che il programma della coalizione non sia la rigida sommatoria di priorità e orientamenti dei soli “addetti ai lavori” ma sia un “manifesto aperto alla città” come abbiamo intitolato uno dei nostri primi documenti politici, sia cioè realmente aperto a sviluppi e specificazioni che i cittadini vorranno apportarvi. Riteniamo inoltre che, stabiliti i punti di convergenza dell’intera coalizione spetti ad ogni forza politica sottolineare quelle esigenze e specificità programmatiche che ne spiegano e giustificano l’esistenza come gruppi politici locali. Le nostre priorità sono le seguenti:

ECONOMIA: Come tutti sanno il potere effettivo dei comuni in questo campo è assai scarso, specialmente se confrontato coi connotati di una crisi economica mondiale e dai caratteri epocali. E’comunque sicuro che la programmazione territoriale delle amministrazioni comunali  costituisce una premessa indispensabile a un possibile “aggancio” della ripresa quando le condizioni si faranno più favorevoli. Va in ogni caso sottolineato che l’aggancio della ripresa economica avverrà in modo tanto più vantaggioso quanto più si sarà capaci di produrre un pensiero innovativo che anticipi temi e strategie della prossimo scenario  economico. A tale scopo riteniamo che sia fondamentale liberarsi di luoghi comuni che manifestano la sopravvivenza di atteggiamenti mentali superati; facciamo alcuni esempi di questi luoghi comuni:

·        Per rilanciare l’economia è necessario costruire grandi infrastrutture

·        Per rilanciare l’economia sono necessari grandi eventi

·        Per rilanciare l’economia occorre favorire le forze economiche (ad esempio quelle legate all’immobiliare, alla logistica, alla grande distribuzione) senza avere la pretesa di progettare uno sviluppo della città e del territorio)



Ecco invece alcune proposte:

1.      La prima azione da realizzare per produrre processi innovativi è una variante generale del PGT approvato dalla giunta Albetti per ridimensionare decisamente lo sviluppo residenziale e terziario e predisporre aree disponibili ad accogliere funzioni di eccellenza in fuga dalla costosa e congestionata Milano (esempi degli ultimi anni sono stati l’ISEF e la Centrale del Latte, altri ne seguiranno). La nostra città con un territorio vasto, benché in gran parte vincolato,, deve produrre un pensiero urbanistico capace di usare parsimoniosamente il territorio per cogliere occasioni di sviluppo e di occupazione, uscendo dalla logica del “tutto e subito” che porta a inseguire gli oneri di urbanizzazione come unica strategia di bilancio e di sviluppo.

2.      Il secondo punto riguarda le infrastrutture. Il nostro territorio soffre da decenni di un inadeguato tessuto viario per i collegamenti con Milano e il resto della provincia. Siamo a favore di un ammodernamento della strada tra Albairate e Baggio con il raddoppio delle carreggiate e rotonde a raso; ciò costituirà un enorme risparmio economico, renderà l’iter realizzativo più facile perché troverà minore o nulla opposizione da parte dei comuni interessati, eviterà che sul nostro territorio venga deviato il traffico della tangenziale Ovest. Per gli stessi motivi siamo contrari alla ventilata realizzazione della tangenziale ovest esterna, inutile, costosissima, dal devastante impatto sul territorio del Parco Sud. Siamo favorevoli alla realizzazione di un collegamento Magenta - Vigevano, (che tra l’altro decongestionerebbe la via Dante ormai interna al tessuto urbano) purché con caratteristiche non autostradali.

3.      Mentre guardiamo con una certa perplessità all’Expo e alle sue possibili  ricadute economiche sul territorio (esiste un’ampia letteratura sul fallimento dei “grandi eventi nel rilancio dell’economia) riteniamo che la cultura e il turismo possano contribuire al rilancio economico del territorio e al rafforzamento dell’identità della nostra città. Va proseguita l’esperienza della “città slow” e tutte le forme di turismo che basati sul trinomio arte, natura, bicicletta. Sviluppare e risistemare le piste ciclabili è qualcosa di più che un tocco estetico.

4.      Come si è detto è indispensabile elaborare una prospettiva che rilanci l’antico ruolo di Abbiategrasso capace di integrare Milano con funzioni di eccellenza (altrimenti che senso ha proclamarsi una città slow?), che offra a Milano stessa un valore aggiunto alle sue potenzialità, ad esempio, nel campo universitario (riprendendo il progetto di fare dell’Annunciata un polo universitario) e della ricerca (la “Banca del cervello”, il Golgi), nel campo della cultura la nostra città ha luoghi e spazi adeguati per iniziative di livello nazionale, come si è dimostrato nel recente passato. 

5.      Poiché è indispensabile pensare a una vocazione eminentemente produttiva  della nostra città, funzione che non può essere sostituita integralmente dal terziario abbiamo elaborato le seguenti proposte:

·        Tavolo permanente con le forze sociali ed economiche da riunire minimo una volta al mese e/o su richiesta dei partecipanti.

·        Accordi con istituti di credito per tamponare tempi lunghi di pagamento, visti i vincoli del patto di stabilità interno, del Comune nei confronti dei fornitori (specialmente microimprese ed artigiani). Il Comune si farebbe garante dell'anticipazione della banca.

·        Incentivare la formazione a tutti i livelli, in accordo con le esigenze delle aziende, non solo per coloro che cercano lavoro, ma anche per chi è occupato. Le aziende dovrebbero potenziare la formazione al loro interno: la specializzazione dei propri dipendenti dovrebbe essere una risorsa ed un investimento per l'azienda. Per il dipendente un'opportunità di crescita che può essere utile specialmente in un periodo che richiede maggior flessibilità.

·        Adeguamento al mercato del lavoro che si sta notevolmente modificando rispetto al passato. Coinvolgimento delle scuole medie e superiori, compresi i genitori, per indirizzare gli studenti dell'ultimo anno.

·        Formazione di nuovi imprenditori per nuovi prodotti. Nel PGT si dovrebbero prevedere spazi destinati a ricerca e sviluppo di nuovi prodotti o di nuovi servizi, con agevolazioni per nuove attività produttive specialmente se promosse da giovani

6.    Nel campo del credito alle imprese abbiamo proposto  la creazione di un nuovo strumento per il credito, che sappia essere veramente vicino alla piccola impresa,  attraverso l'avvio delle procedure per la creazione di una banca di credito cooperativo, che sia espressione del territorio e sostegno dell'economia.

7.   Ribadiamo che la risposta alla crisi non può essere rinvenuta nel solo terziario, cioè nei servizi pubblici, ad esempio quelli socio – sanitari, o del commercio (con il PGT si è fatta una stima tra quanti posti crea un ipotetico centro commerciale previsto da questo strumento urbanistico e quanti se ne perdono nella rete dei 400 – 500 negozi esistenti?). Siamo contrari allo sviluppo di megacentri commerciali ormai sempre più frequentemente in crisi e favorevoli a uno sviluppo equilibrato tra esercizi commerciali di quartiere e media distribuzione. Vogliamo che il mercato resti in piazza Samek. Non riteniamo utile né compatibile con la dignità dei lavoratori una completa liberalizzazione degli orari e dei calendari di apertura degli esercizi commerciali.

8. Amaga e Farmacie possono rientrare in una strategia di rilancio dell’economia locale. Pubblico non significa parassitario e privato non sempre (lo dimostrano i recenti scandali) è sinonimo di efficienza. Vediamo nelle aziende comunali innanzitutto un patrimonio costituito negli anni dai cittadini. Riteniamo che il comune debba salvaguardarne la funzione sociale mantenendone il controllo come hanno richiesto i cittadini col recente referendum. Ciò non toglie che l’efficienza e la solidità dei bilanci siano risultati assolutamente da perseguire senza nessuna tolleranza verso eventuali sacche di inefficienza e clientelismo.

9. In ultimo ribadiamo, per i motivi espressi in premessa, la nostra contrarietà alla realizzazione di un inceneritore (ormai escluso anche dalla Provincia) e alla realizzazione della terza pista della Malpensa. Riguardo all’inceneritore confermiamo di essere favorevoli alla raccolta differenziata porta a porta e auspichiamo che l’aumento di efficienza del servizio possa tradursi anche in una riduzione della tariffa nel medio periodo. Rileviamo inoltre che gli orari di apertura del centro di raccolta di Mendosio dovrebbero essere verificati rispetto alle esigenze dei cittadini; orari adeguati favoriscono la collaborazione di tutti  a un corretto smaltimento dei rifiuti.



IL COMUNE Nel pensare alla futura attività amministrativa dobbiamo soffermarci anche sulle persone che col loro lavoro la fanno funzionare. Ci limiteremo ad alcune brevi note



1.      Il personale è spesso una risorsa di alto livello qualitativo. Le politiche di bilancio penalizzano questi lavoratori che garantiscono, nonostante tutto un livello di efficienza e un rapporto coi cittadini di buon livello. Intendiamo pertanto valorizzare le professionalità interne all’amministrazione limitando consulenze esterne e operando per la stabilizzazione del precariato che a volte risulta indispensabile al funzionamento della macchina comunale

2.      Le proprietà comunali, vanno gestite con il criterio dell’efficienza economica. Eventuali dismissioni di immobili devono essere finalizzate ad investimenti a favore dei cittadini

I CITTADINI L’attività amministrativa ha senso se i cittadini riescono a vedere nella loro esperienza quotidiana dei miglioramenti. Per realizzarli proponiamo:

1.      Una politica dell’assistenza basata sulla protezione delle fasce deboli unita a un rigoroso controllo sull’utilità e i risultati di questa azione. Siamo contro interventi “a pioggia” o indeterminati nel tempo e nei risultati. In un periodo di scarse risorse riteniamo indispensabile rigore e efficacia.

2.      Il rilancio della consulta dei cittadini stranieri, non per caso mantenuta dall’amministrazione attuale. Essa è stata un importante strumento di partecipazione democratica e ha permesso ai cittadini e agli amministratori di conoscere e apprezzare la complessa realtà dell’immigrazione nel nostro territorio. Nata con l’apporto delle diverse comunità e col contributo importante del centro islamico, la Consulta dimostra che la programmazione territoriale non comprende solo case e supermercati ma anche l’aggregazione, la solidarietà, i rapporti umani, col conseguente intensificarsi del senso di responsabilizzazione di tutti al servizio della convivenza pacifica.  Spesso dall’attuale amministrazione la Consulta è stata svilita al rango di un elemento folcloristico; noi intendiamo rilanciarne la funzione di strumento di partecipazione come previsto dallo Statuto comunale. Pensiamo che la Consulta, insieme alla rete di associazioni di immigrati che si stanno costituendo sul territorio, si inserisca in una politica dell’integrazione intesa come reciproco riconoscimento e sia un reale strumento per la sicurezza di tutti nel reciproco rispetto. Nell’ambito delle sue competenze il comune dovrà fare la sua parte per attuare politiche di integrazione degli stranieri specialmente ad esempio favorendo la soluzione del problema abitativo e coinvolgendo personale immigrato nell’attività dello sportello stranieri.

3.      Una politica per i giovani anche in questo caso non è molto quello che il comune può fare. L’amministrazione Fossati aveva promosso la realizzazione della “Casa della musica” attraverso il coinvolgimento di associazioni e singoli giovani. Partendo dall’idea di realizzare una sala prove, si era passati a un progetto di più ampia portata, capace di coinvolgere i giovani e renderli protagonisti e non consumatori  della cultura. Oggi proponiamo che questo progetto sia ripreso e che nell’ambito del PGT rivisto sia realizzato anche in collaborazione con altri enti territoriali. Ciò ci sembra rispondere alla più volte segnalata carenza di spazi per i giovani in modo concreto; siamo invece critici verso la politica dei piccoli o grandi eventi estemporanei

4.      Intendiamo estendere il wifi in citta’  cogliendo le opportunita’ di progetti gia realizzati es le 150 piazze d’italia del wireless .

domenica 24 luglio 2011

L'attualità di Pier Paolo Pasolini

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia. (1974)

L'Italia è nel suo insieme ormai un paese spoliticizzato, un corpo morto i cui riflessi non sono che meccanici. L'Italia cioè non sta vivendo altro che un processo di adattamento alla propria degradazione. Tutti si sono adattati o attraverso il non voler accorgersi di niente o attraverso la più inerte sdrammatizzazione. (1975)

Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù. (1961)


Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogan mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione) non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre. (1973)

Ora, degli italiani piccolo-borghesi si sentono tranquilli davanti a ogni forma di scandalo, se questo scandalo ha dietro una qualsiasi forma di opinione pubblica o di potere; perché essi riconoscono subito, in tale scandalo, una possibilità di istituzionalizzazione, e, con questa possibilità, essi fraternizzano. (1968)

Certe cose sono sconvolgenti e inaccettabili alla comune coscienza. La comune coscienza è inadattabile alle atrocità. E ci sarà pure qualche ragione. Forse perché essa, in realtà, le vuole. La comune coscienza prima non ha accettato le atrocità naziste, e poi ha preferito dimenticarle. Certe cose atroci architettate o comunque volute dal Potere (quello reale non quello sia pur fittiziamente democratico) sono comunissime nella storia: dico comunissime: eppure alla comune coscienza paiono sempre eccezionali e incredibili. (1969)

sabato 16 luglio 2011

Benedetto Lorenzo Cherubini alias Jovanotti!

Neppure più ce lo ricordiamo quando cantava “Sei come la mia moto!”.

Adesso è proprio cresciuto.

Nessuno credo debba perdersi la straordinaria intervista pubblicata sul Venerdì di Repubblica dell’8 luglio.

Sentite la sua analisi delle ultime elezioni (ma c’è molto di più): “E’ successo che molte persone, moltissime delle quali giovani o comunque aperte alle nuove tecnologie e a una visione del mondo più avanzata, non più disposte a stare al gioco delle grandi macchine creatrici di consenso, si sono di nuovo sentite coinvolte. In prima persona. Persona per persona. Internet è oggi un mezzo potentissimo, su questo non ci piove, non è solo il futuro, è il presente che passa dalla rete…

Quelli sotto i 25 anni sono cresciuti senza la televisione e senza Berlusconi. Vivono online e vivono liberi. Le loro linee narrative sono imprevedibili.

La politica torna ad attrarre quando torna ad essere Politica, cioè un luogo di partecipazione vero, e per tutti.

Senza figuranti, senza inni da pubblicità, senza tonnellata di photoshop, ma con qualche idea per migliorarci la vita, che è fatta di lavoro, di scuola, di cultura, di inquinamento da ridurre, di sanità, di famiglie che si evolvono, di immigrazione, di ricerca, di viabilità, di sicurezza, di tecnologia, di visioni e anche di speranza. E di energia!

In queste elezioni a fare la differenza è stata soprattutto la generazione dei giovani lavoratori, dei precari, degli universitari, la generazione di chi è nell’età in cui vorrebbe incidere e si trova di fronte una classe politica assurda che tiene il paese bloccato, inchiodato a una condizione che fa comodo solo alla maggior parte di quelli che oggi occupano un seggio”.

Benedetto Lorenzo! Se non ci fossi bisognerebbe inventarti!!!

Gabriele Arosio

domenica 10 luglio 2011

Privilegi e casta

Una volta c’erano i nobili che godevano di privilegi ereditati per nascita e censo, ora ci sono altri privilegiati, i politici, il cui ruolo e potere è però sancito dal Popolo Sovrano.
Godono di lauti benefici spesso impropri (un deputato che per un solo giorno da parlamentare prende, a 44 anni, 3108 € di pensione mensile lorda), estesi anche ai loro apparati (un commesso del senato pensionato a 52 anni con 8000 € mensili di pensione lorda). Per non far fallire il Paese ci chiedono sacrifici, pesanti. Giusto! Sono necessari, come necessari sono i pesanti tagli che la “Casta” ha il dovere di imporsi. Anche a livello regionale, provinciale, comunale, enti locali, esistono privilegi anacronistici, bisogna che taglino anche quelli. Che non facciano però finta, che non siano timidi e avari nel ridursi, “Metà parlamento a metà prezzo” non mi sembra uno slogan poi tanto inopportuno. Non mi va nemmeno che abbiano emolumenti in media con quelli dei colleghi europei, avendo l’Italia un debito pubblico così elevato e un tasso di sviluppo così basso, devono essere decisamente più bassi. Chi aspira a fare il politico si deve accontentare, deve avere un trattamento dignitoso ma niente di più; se vuole ricche prebende faccia il manager, l’imprenditore, il libero professionista, la politica la lasci a quelli che la fanno per ideale, per passione, per spirito civico. Che il Popolo Sovrano si ricordi di tutto questo quando andrà a votare.

MP

mercoledì 6 luglio 2011

Angelo Scola

Dunque Benedetto XVI ha scelto il nuovo cardinale di Milano: Angelo Scola, patriarca di Venezia.
E già si susseguono le letture e le interpretazioni del senso di questa nomina e dei suoi possibili sviluppi.
Vi è chi ricorda la sua appartenenza al movimento di Comunione e liberazione.
Chi il suo essere schierato tra le fila del cattolicesimo conservatore.
Ma sono davvero questi i dati con cui leggere questo avvicendamento?
Certamente Scola arriva a Milano in una chiesa in cui sia CL sia il cattolicesimo conservatore sono minoranze. Non andrà alla guerra.
Vi è invece da guardare bene alla realtà della diocesi milanese: la più grande del mondo (non per numero di abitanti ma per numero di collaboratori, volume di attività, esperienze, progetti…).
Diciamo la verità: di tutto questo, anche se Scola ha origini milanesi, il nuovo cardinale conosce poco o nulla.
Non conosce affatto i preti di Milano che sono i suoi principali collaboratori e ai quali deve chiedere tanto. Ce ne sono sempre meno e con carichi di lavoro sempre maggiori.
Con loro dovrà instaurare una relazione di fiducia e di stima.
E poi c’è tutto il resto. Un mondo assai complesso di istituzioni, fondazioni, giornali…carità, comunicazione, sociale, teologia…Tutti si aspettano dal cardinale una parola di indirizzo, qualche idea nuova…
Avendo visto quanto fatto a Venezia, Scola certamente non si limiterà all’ambito pastorale ma cercherà dialoghi e approcci anche sul versante culturale ed ecumenico, del dialogo interreligioso.
Avrà il tempo di fare tutto questo?
Quando Carlo Maria Martini fu nominato arcivescovo di Milano aveva 54 anni. Scola quasi 70.
Potrà avere una deroga alla norma del codice di diritto canonico che impone le dimissioni a 75 anni, ma ha davanti a sé non più di 5-7 anni.
Quali progetti di lungo termine potrà avviare o condurre?

G. A.

lunedì 4 luglio 2011

Fede politica

In un comunicato, il Coordinamento cittadino del PDL di Abbiategrasso ammette, bontà sua, che il risultato della consultazione referendaria costituisca un “forte segnale” su cui meditare. Ci mancherebbe altro, aggiungo io: dopo che il “leader maximo” e la sua corte avevano definito “inutile” il referendum e avevano cercato fino all’ultimo di evitarlo con cambiamenti strumentali delle norme in discussione, è difficile far finta di nulla …  Ma il PDL, ad Abbiategrasso, non è turbato né dal referendum né dall’ennesima ondata di scandali, né dalla crisi economica. Il comunicato ci rassicura: Abbiategrasso, grazie alla giunta Albetti, giunta “del fare e del programmare”, non ha niente in comune col resto del paese e marcia a gonfie vele; segue un elenco di realizzazioni, sciorinate con lo stile incalzante delle televendite. Il lettore avrebbe voglia di lasciar stare: la politica, si sa, è anche propaganda … Ma, ad una lettura più attenta, nell’elenco spicca, fra il rifacimento di Piazza Vittorio Veneto e l’Accademia musicale dell’Annunciata, la “nuova scuola di via Colombo”! Ora, chiunque, recandosi a votare, ha constatato non solo che il “ground zero” della scuola materna è rimasto tale, ma che si è inopinatamente provveduto anche all’abbattimento dei grandiosi alberi che abbellivano e ingentilivano il complesso della scuola elementare. Come dimostra l’esito dei referendum la “fede politica” a volte acceca ma, si sa, la fede è “certezza di cose che non si vedono”. Nel caso del PDL abbiatense, spero, laicamente, che la giunta “del fare e del programmare” si riferisca alle cose “che si vedono” nel tracciare i suoi bilanci. Anche perché, come insegnano i referendum, il bilancio alla fine lo fanno i cittadini.