giovedì 19 aprile 2012

IL LAVORO

LETTERA DI Emilio Florio
Nei programmi per le elezioni comunali  un punto fondamentale è quello sul lavoro. Ma quali risposte può dare effettivamente un’amministrazione comunale, viste le scarse competenze in materia? Si fronteggiano alcune tesi di fondo:
a. il “marketing territoriale” che vede il territorio comunale come una merce da offrire al mondo delle imprese: che sceglieranno, ovviamente, il territorio che offrirà più spazi, migliori comunicazioni, burocrazia più efficiente, minore imposizione fiscale …  Si può obiettare però che tale strategia, generalizzata in tutti i territori, sta producendo devastazione ambientale, scarso rigore nella pianificazione urbanistica, e, in generale, un radicamento scarso e superficiale delle imprese. Pronte a “partire” alla prima crisi congiunturale.
b. “lo sviluppo per lo sviluppo” è la mancanza di strategia elevata a linea di condotta; se l’edilizia garantisce occupazione, via libera all’edificazione di suoli agricoli, se c’è qualche possibilità nel terziario sì ai megainsediamenti commerciali; e inoltre, sì alle autostrade, sì anche agli inceneritori, che possono portare guadagni per le esangui casse comunali, sì a qualunque proposta purché vagamente collegata all’occupazione sia pure di poche unità lavorative e in forma precaria. Questa non strategia, i cui effetti disastrosi non meritano commento, è, purtroppo quella utilizzata da molte amministrazioni specie in momenti di crisi come dopo la chiusura di una fabbrica, quando si vuole dare l’impressione che “si sta facendo qualcosa”
c. La “green economy” l’idea che le nuove tecnologie e la riconversione ecologica possano produrre nuovi posti di lavoro tali da rimpiazzare quelli persi a causa della crisi dello sviluppo tradizionale incentrato sulle grandi fabbriche. Nel programma di Finiguerra, ad esempio, si legge che nuovi posti di lavoro possono essere creati nel’agricoltura biologica, nella ristrutturazione edilizia, nel trattamento dei rifiuti …  Questo tipo di impostazione, che contiene diversi elementi di verità, si scontra con un unico ma decisivo limite: la quantità di posti di lavoro creati non è nemmeno lontanamente paragonabile con quelli  che si perdono con la chiusura delle fabbriche. Di solito queste proposte piacciono a livello teorico, ma la loro scarsa efficacia fa sì che a prevalere siano le strategie a) e b)
Cosa si può dunque proporre per il lavoro in un’elezione comunale? A mio avviso bisogna rinunciare ai modelli calati dall’alto e concentrare lo sforzo sull’elaborazione di un modello specificamente territoriale. Abbiategrasso ha le sue specificità: vicinanza a Milano, disponibilità di aree dismesse, un territorio circostante ancora integro che fa sì che qui sia  “bello vivere”; come utilizzare queste opportunità?
a. Migliorando le comunicazioni con Milano senza distruggere il territorio: strade ampliate, ma a raso perché le autostrade snaturano il territorio senza eliminare la congestione del nodo milanese su cui il traffico converge.
b. Attuando una pianificazione territoriale fondata sulla tesi che lo spazio disponibile è una risorsa scarsa da spendere con la massima oculatezza; usare le aree dismesse per un generico sviluppo commerciale, come prevede il PGT Albetti – Lega, è un assurdo. Si tratta di preservare le aree industriali dismesse dalla speculazione per renderle disponibili al terziario spesso molto qualificato che fugge dall’ingolfata e costosa Milano.
c. Rendendo la città fruibile per un turismo intelligente e non consumista; turismo che arriva, certo, con le piste ciclabili, ma anche coi convegni e le iniziative culturali dell’Annunciata divenuta polo universitario.
Mi pare che il programma del candidato Sindaco Arrara  e della Coalizione per l’alternativa e vada in questa direzione

Nessun commento:

Posta un commento