sabato 21 maggio 2011

Abbiategrasso o Habiate?

Con un'intervista a Ordine e Libertà l'Ing. Fabrizio Castoldi "provoca" la città sotto il profilo dell'eleganza del nome Habiate, rispetto ad Abbiategrasso, per lanciare un messaggio ben preciso e assai più concreto. La città si è come addormentata, ripiegata se stessa, non ha più slancio, fabbriche, uffici e negozi chiudono, senza che si riesca ad imbastire un dibattito sul suo rilancio.
Se questa è la provocazione, ben venga!
Abbiategrasso, al di là del nome, è Città non per blasone nobiliare o per trascorsi storici significativi, ma perchè la comunità abbiatense nel passato ha saputo e voluto essere Città, vale a dire luogo del cambiamento, del futuro, dell'innovazione, pur senza trovare le proprie radici e le proprie tradizioni.
Nell''800 sono stati i commercianti abbiatensi a tassarsi per far passare la ferrovia in città. La ferrovia era sinonimo di progresso e il progresso coincideva con Milano, perciò era importante collegarsi con questo mezzo al capoluogo. Sempre gli abbiatensi hanno costituito la banca popolare per finanziare la loro economia e non certo solo per mettere i soldi al sicuro in un caveau. L'ingegno di molti abbiatensi e non solo ha prodotto la nascita di importanti industrie, alcune delle quali ormai sparite e altre ormai in via di chiusura.
I giovani abbiatensi studiavano a Milano nei licei e nelle università e trovavano lavoro in città, oggi studiano nelle scuole superiori di Abbiategrasso, nelle università milanesi, ma non trovano lavoro in città, né la città crea le condizioni per un nuovo sviluppo imprenditoriale, che non è più legato principalmente all'industria, ma che può aver sbocchi , ad esempio, nell'industria culturale del tempo libero, nell'innovazione tecnologica, nella cosiddetta "green economy" per la produzione di energia rinnovabile e di nuovi materiali ecologici.
Invece, il Comune si è lasciato scippare dal Governo alcuni milioni di euro a fondo perduto proprio per la realizzazione di impianti per l'energia rinnovabile, nulla dice, anzi sembra condividere, l'idea della Provincia di realizzare a ridosso del Naviglio Grande una nuova tangenziale a pagamento, illudendosi che questa sia la soluzione per il rilancio di un'economia che non c'è più.
Si fa un gran parlare di Città slow e di Slow food, mentre a Malpensa la SEA vuole realizzare su un'area di 330 ettari in pieno parco naturale del Ticino una nuova e inutile terza pista, mentre si vuole fare una nuova autostrada alle nostre porte, che non serve per dividere il traffico da e per Milano da quello che deve andare altrove. Diventeremo degli Slow inquinati.
Che si chiami Habiate o Abbiategrasso la città ha bisogno di un Nuovo Rinascimento e non di aspettare rassegnata il prossimo autunno.


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