domenica 8 maggio 2011

Gioco d'azzardo legalizzato

Nei primi otto mesi del 2010 si è registrato un aumento delle perdite legate alla dipendenza da giochi e scommesse del 13,6%. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sono stati lasciati sul tavolo da gioco circa 610 milioni di euro in più.

In Italia, il solo gioco legalizzato coinvolge circa 29,2 milioni di persone, di cui 7,1 milioni con frequenza settimanale e sviluppa un fatturato di circa 54,3 miliardi di euro. In media ogni giocatore sottrae 1.890 euro l’anno all’economia reale, lasciandoli sui tavoli da gioco.

Anche il coinvolgimento dei minorenni è aumentato passando da 860 mila unità a 2,1 milioni.
Nel nostro Paese, il consumo e l’abuso di alcol e droghe viene visto come un problema sociale per la collettività e di salute per il singolo, mentre la dipendenza da gioco non viene riconosciuta dallo Stato (e chissà perché) come una malattia, sebbene a livello psichiatrico, invece, venga catalogata come una vera e propria patologia. E così, tra il Superenalotto che presenta un montepremi per il “6″ fuori da ogni logica razionale, ed il poker online legalizzato, non mancano le tentazioni di chi, affetto in maniera latente dal vizio del gioco, rischia di entrare nel tunnel della dipendenza. Ai tempi della crisi, tra l’altro, il fatturato dei giochi di Stato anziché scendere aumenta a conferma di come gli italiani, sempre più disperati, sperano in un poker d’assi o in una sestina vincente per ottenere ciò che non gli è permesso nella vita reale.

Il gioco d’azzardo è una vera e propria tassazione legalizzata e col tempo è divenuto lo strumento più semplice e veloce per depauperare (in)consapevolmente i contribuenti italiani.
Lo scopo delle Istituzioni dovrebbe essere  quello di educare i cittadini, proteggere la loro salute, mentale e fisica, non di certo quello di indurli a giocare ed indebitarsi con persone senza scrupoli. Per un reale rilancio dell’economia i risparmi degli italiani dovrebbero entrare in circolazione nel mercato attraverso canali legali e produttivi e non lasciare che le perdite al gioco diventino prima fonte di entrate nelle casse statali.
E la nostra città non è per nulla esente da questo triste fenomeno!

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