venerdì 18 novembre 2011

COL SORRISO SULLE LABBRA

“Col sorriso sulle labbra” i seguaci di Finiguerra reagiscono a critiche a nostro avviso legittime e circostanziate fatte da Emilio Florio in un incontro di presentazione delle proposte del Leone Rosso, affermando che al di fuori della loro cerchia (dove, ben inteso, tutti partecipano, svelando “i logori meccanismi amministrativi” che accomunano tutti, ma proprio tutti quelli che non la pensano come loro) esistono solo cupe e algide figure di politicanti che stanno pensando unicamente ai “partiti da accontentare, distribuendo cariche e posti di potere in parti uguali”, che dicono (e sottoscrivono) di non volere l’inceneritore mentendo, che organizzano incontri ma impediscono alla gente di prendere la parola per paura di essere messi in crisi...Cosa ha detto Florio? Che Finiguerra è “sceso in campo”, cioè che ha presentato la sua biografia come programma politico, che la democrazia diretta, che è una buona cosa, senza regole chiare rischia di sfociare in nuove forme di leaderismo, che Abbiategrasso non potrà rilanciarsi soltanto con la green economy, che giocare sull’antipolitica (le mitiche auto blu del comune) alla fine produce disillusione e passività...Magari sono tutte sciocchezze, ma non ha mai detto che Finiguerra è un guru o un messia. Lo ha solo criticato, ha idee diverse da lui. E’ un delitto? Si può rispondere nel merito invece di fare processi alle intenzioni? Magari già che si trova, Finiguerra potrebbe davvero rispondere alla domanda: perché non ha neanche cercato un discorso con chi, oggi nella coalizione, ha da sempre fatto battaglie come quella contro l’inceneritore e la strada della Malpensa e a favore di una concreta politica di integrazione degli stranieri? Ma immaginiamo che i seguaci di Finiguerra stiano già scuotendo la testa: Florio, ex Rifondazione, oggi è un “neocentrista” (?) meglio non contaminarsi...

Comitato Civico Leone Rosso "Per Abbiategrasso"

venerdì 28 ottobre 2011

UE


Dopo il vertice dei 27 Capi di Stato dell’UE, ci si sta chiedendo se sia accettabile che, in un consesso ufficiale, dei capi di governo abbiano  messo in ridicolo  Berlusconi. Noi Italiani non dovremmo meravigliarci più di tanto, perché ne abbiamo viste tante, troppe.
L’Europa ce l’ha detto in tutti i modi, anche con una lettera, che vista la grave situazione, urgeva approntare misure efficaci per ridurre il debito e far ripartire la crescita. Qual è stato l’esito? La stesura definitiva, a fine estate, di un pacchetto di provvedimenti più volte rivisti e cambiati, ridotti man mano di efficacia, in cui non c’era nulla per lo sviluppo. A questo punto c’è ancora qualcuno che si indigna o si meraviglia?
Costoro avrebbero dovuto indignarsi e  meravigliarsi molto di più il 14 ottobre,assistendo alle scene giubilanti dei membri del governo che, usciti dai banchi, applaudivano festanti, un Berlusconi gongolante, per la fiducia ottenuta e lo scampato pericolo dopo la sonora bocciatura del bilancio dello Stato, due giorni prima. Ma per quale vittoria esultavano? Non certo quella dell’Italia che anzi ne usciva umiliata e offesa.
Questo governo che ha fatto dell’apparire il suo emblema e manifesto, che negli ultimi tre anni ha consentito che il debito pubblico aumentasse di più di dieci punti e che  non ha fatto le riforme che l’Europa attendeva, è arrivato alla resa dei conti.
Dispiace che l’Italia, un grande paese,  sia così deriso, ma soprattutto che noi cittadini paghiamo il prezzo più alto dell’inettitudine di un governo i cui membri, in diverse circostanze, hanno dimostrato di agire solamente nel proprio esclusivo interesse.
Maria Grazia Perna

venerdì 14 ottobre 2011

Primarie ad Abbiategrasso

Si sta polemizzando e speculando sulle linee guida redatte dalla Coalizione per l’alternativa che devono essere sottoscritte dai candidati alle Primarie
Ci sembra interessante riportare un significato che viene dato al termine “linee guida”:

sono una base di partenza per l'impostazione di comportamenti e modi di operare condivisi in organizzazioni di ogni genere (sia private, sia pubbliche) nel campo sociale, politico, economico, aziendale, medico e così via. Prevalentemente non si tratta di procedure obbligatorie (in questo caso si parla di protocollo, codice o procedura.
Quindi non vi è nessuna blindatura. Saranno i candidati alle Primarie che potranno e dovranno integrarle ed arricchirle secondo le loro diverse sensibilità politiche e sociali, in seguito anche al confronto che vorranno fare con la cittadinanza.
Buon lavoro ai candidati ed il 27 novembre, per la prima volta nella storia di Abbiategrasso, i cittadini che lo desiderano avranno la possibilità di scegliere un loro candidato sindaco da contrapporre al centro-destra.
Non ci sembra proprio una banalità, anzi, è il primo atto politico concreto, al di là delle molte parole dette e scritte, in previsione delle elezioni comunali del 2012. Un cambiamento reale a cui si può partecipare.
Un “fatto” di partecipazione. Attiva e decisionale.



mercoledì 5 ottobre 2011

Federalismo? No, strozzamento fiscale

Dopo l’approvazione del cosiddetto “federalismo fiscale” la Lega Nord durante un convegno sull’agricoltura svolto quest’anno ad Abbiategrasso sosteneva che il beneficio per il nostro Comune sarebbe stato di € 9.400.000. Chi sosteneva che la cifra era esagerata e fuori da ogni realtà si prese dell’ignorante. In questi giorni di variazioni di bilancio comunali, l’assessore leghista della giunta Albetti ha tranquillamente sostenuto che si sapeva che i 9.400.000 euro non sarebbero mai arrivati. Ormai la politica della Lega Nord è allo scoperto, le favole si possono raccontare anche spesso e per lungo tempo, ma arriva sempre il momento della verità ed oggi si capisce in che baratro ha portato l’alleanza con Berlusconi. I numeri parlano chiaro e sono indiscutibili: invece di 9.400.000 euro in più, il Comune di Abbiategrasso ha avuto circa 970.000 euro in meno !! E per il 2012 di sicuro vi sarà un ulteriore taglio di 1.225.000 euro già stabilito dalla finanziaria 2010 a cui si sommeranno i provvedimenti non ancora quantificabili della manovra governativa del 2011. Incerte risultano le entrate comunali che riguardano l’IMU (imposta municipale unica), la cosiddetta Robin Tax riguardante le società energetiche e la possibilità di agire sull’evasione fiscale, ma viene data la possibilità di aumentare l’IRPEF comunale sino allo 0,8%. Quindi, nel concreto, il federalismo sbandierato si riduce a tagli alle autonomie locali ed aumento delle tasse. Infatti ora si torna a sbandierare la secessione....un cane che si morde la coda...che non sa più cosa fare per tenere buona la base leghista esasperata dai proclami mai realizzati, mentre Berlusconi accarezza la testa di Bossi. Un esempio calzante della politica federalista della Lega Nord: la soppressione dei consiglieri comunali e degli assessori dei Comuni fino a 1.000 abitanti (circa 2.000 comuni) porta ad un risparmio uguale al taglio di 27 deputati!! Ma di tagliare il numero dei parlamentari e diminuirne gli stipendi e togliere i privilegi vergognosi non se ne parla neanche, anche quelli delle Regioni. Ormai la Lega Nord è asservita al potere, fa parte tranquillamente della casta e non se ne vergogna neanche. Continua a dire tutto ed il suo contrario, effetti scenici solo ai fini della propaganda, senza nessuna onestà intellettuale, ormai senza alcuna dignità. Ed intanto arriva dai vertici della Lega una circolare “Ceausescu” ai suoi amministratori locali: divieto assoluto di lasciare dichiarazioni che riguardano la politica nazionale. Il distacco tra il partito ed i veri problemi della gente è ormai abissale e la paura del tracollo è palpabile. Ci si può comportare da soldatini fedeli al capo per molto tempo, ma quando c’è da guardare negli occhi i propri concittadini in difficoltà, chi ha almeno un minimo di coscienza dovrebbe ribellarsi.

martedì 4 ottobre 2011

Il 14 dicembre 2010 ....


Il 14 dicembre 2010 qualsiasi altro governo presieduto da qualsivoglia premier sarebbe stato sfiduciato. Ma il premier in questione è Berlusconi, il conflitto d’interesse in persona, che tutto può comprare e quindi controlla. Da quel momento stiamo assistendo all’agonia lenta e dolorosa di un paese sotto scacco. Le intercettazioni messe sotto accusa in questi giorni fanno rispolverare al governo la legge bavaglio, con la motivazione che la loro pubblicazione lederebbe la privacy di Berlusconi (sostanzialmente) e di chi si dovesse trovare in simili situazioni. Le intercettazioni pubblicate in questi anni , hanno, invece, messo in luce che la politica di Berlusconi si regge su un sistema di potere corrotto che agisce a 360 gradi e che il suo uso è assolutamente privato.
A Berlusconi non piacciono i giornalisti che raccontano i fatti nudi e crudi senza mistificazioni alias: Santoro, Dandini)? Ordina alla Rai di chiudere i loro programmi. La Rai, servizio pubblico, esegue, introducendo, personaggi al servizio di B., da noi lautamente pagati. L’informazione non è tutta al servizio di B. e/o passa attraverso gli incontrollabili social network? Ecco, con la legge bavaglio, norme ad hoc che limitano fortemente tali canali.
In questa fase mi aspetterei che l’opposizione unita si faccia portavoce degli elettori che rappresenta, indicendo, al più presto, manifestazioni e presidi permanenti che a questo punto assumono vitale importanza.
Le dimissioni del sindaco di Parma dovrebbero insegnare all’Italia intera che le proteste, se insistenti, non sono inutili. La protesta civile dovrebbe essere massiccia, essere percepita come fiato sul collo da questo governo corrotto, che seppur agonizzante e non rappresentativo della maggioranza degli italiani, continua ad agire, con arroganza, nei modi a cui stiamo assistendo (d’altronde noi italiani gliele facciamo passare tutte!).
Al più presto l’opposizione dovrebbe presentare il suo programma in vista di non lontane elezioni.
Un programma politico che, per essere credibile e realmente alternativo, deve agire sulla corruzione interna e mettere al primo posto la risoluzione del conflitto d’interesse. Tale conflitto ha rappresentato il mezzo attraverso il quale Berlusconi, in questi lunghi anni, ha costruito il suo consenso che gli ha permesso, attraverso il governo della “Cosa Pubblica”, di sistemare i suoi enormi interessi, quindi privati. La risoluzione di tale anomalia tutta italiana permetterà di edificare le fondamenta di una democrazia ridotta, ormai, allo sfascio.
Maria Grazia Perna

giovedì 28 luglio 2011

Contributo ad un programma per la nostra Città

PREMESSA: Il comitato civico “Per Abbiategrasso” propone ai partiti e gruppi che formano la coalizione alternativa al governo di destra della città i seguenti punti programmatici, frutto dell’elaborazione interna al comitato. Ritiene però fondamentale che il programma della coalizione non sia la rigida sommatoria di priorità e orientamenti dei soli “addetti ai lavori” ma sia un “manifesto aperto alla città” come abbiamo intitolato uno dei nostri primi documenti politici, sia cioè realmente aperto a sviluppi e specificazioni che i cittadini vorranno apportarvi. Riteniamo inoltre che, stabiliti i punti di convergenza dell’intera coalizione spetti ad ogni forza politica sottolineare quelle esigenze e specificità programmatiche che ne spiegano e giustificano l’esistenza come gruppi politici locali. Le nostre priorità sono le seguenti:

ECONOMIA: Come tutti sanno il potere effettivo dei comuni in questo campo è assai scarso, specialmente se confrontato coi connotati di una crisi economica mondiale e dai caratteri epocali. E’comunque sicuro che la programmazione territoriale delle amministrazioni comunali  costituisce una premessa indispensabile a un possibile “aggancio” della ripresa quando le condizioni si faranno più favorevoli. Va in ogni caso sottolineato che l’aggancio della ripresa economica avverrà in modo tanto più vantaggioso quanto più si sarà capaci di produrre un pensiero innovativo che anticipi temi e strategie della prossimo scenario  economico. A tale scopo riteniamo che sia fondamentale liberarsi di luoghi comuni che manifestano la sopravvivenza di atteggiamenti mentali superati; facciamo alcuni esempi di questi luoghi comuni:

·        Per rilanciare l’economia è necessario costruire grandi infrastrutture

·        Per rilanciare l’economia sono necessari grandi eventi

·        Per rilanciare l’economia occorre favorire le forze economiche (ad esempio quelle legate all’immobiliare, alla logistica, alla grande distribuzione) senza avere la pretesa di progettare uno sviluppo della città e del territorio)



Ecco invece alcune proposte:

1.      La prima azione da realizzare per produrre processi innovativi è una variante generale del PGT approvato dalla giunta Albetti per ridimensionare decisamente lo sviluppo residenziale e terziario e predisporre aree disponibili ad accogliere funzioni di eccellenza in fuga dalla costosa e congestionata Milano (esempi degli ultimi anni sono stati l’ISEF e la Centrale del Latte, altri ne seguiranno). La nostra città con un territorio vasto, benché in gran parte vincolato,, deve produrre un pensiero urbanistico capace di usare parsimoniosamente il territorio per cogliere occasioni di sviluppo e di occupazione, uscendo dalla logica del “tutto e subito” che porta a inseguire gli oneri di urbanizzazione come unica strategia di bilancio e di sviluppo.

2.      Il secondo punto riguarda le infrastrutture. Il nostro territorio soffre da decenni di un inadeguato tessuto viario per i collegamenti con Milano e il resto della provincia. Siamo a favore di un ammodernamento della strada tra Albairate e Baggio con il raddoppio delle carreggiate e rotonde a raso; ciò costituirà un enorme risparmio economico, renderà l’iter realizzativo più facile perché troverà minore o nulla opposizione da parte dei comuni interessati, eviterà che sul nostro territorio venga deviato il traffico della tangenziale Ovest. Per gli stessi motivi siamo contrari alla ventilata realizzazione della tangenziale ovest esterna, inutile, costosissima, dal devastante impatto sul territorio del Parco Sud. Siamo favorevoli alla realizzazione di un collegamento Magenta - Vigevano, (che tra l’altro decongestionerebbe la via Dante ormai interna al tessuto urbano) purché con caratteristiche non autostradali.

3.      Mentre guardiamo con una certa perplessità all’Expo e alle sue possibili  ricadute economiche sul territorio (esiste un’ampia letteratura sul fallimento dei “grandi eventi nel rilancio dell’economia) riteniamo che la cultura e il turismo possano contribuire al rilancio economico del territorio e al rafforzamento dell’identità della nostra città. Va proseguita l’esperienza della “città slow” e tutte le forme di turismo che basati sul trinomio arte, natura, bicicletta. Sviluppare e risistemare le piste ciclabili è qualcosa di più che un tocco estetico.

4.      Come si è detto è indispensabile elaborare una prospettiva che rilanci l’antico ruolo di Abbiategrasso capace di integrare Milano con funzioni di eccellenza (altrimenti che senso ha proclamarsi una città slow?), che offra a Milano stessa un valore aggiunto alle sue potenzialità, ad esempio, nel campo universitario (riprendendo il progetto di fare dell’Annunciata un polo universitario) e della ricerca (la “Banca del cervello”, il Golgi), nel campo della cultura la nostra città ha luoghi e spazi adeguati per iniziative di livello nazionale, come si è dimostrato nel recente passato. 

5.      Poiché è indispensabile pensare a una vocazione eminentemente produttiva  della nostra città, funzione che non può essere sostituita integralmente dal terziario abbiamo elaborato le seguenti proposte:

·        Tavolo permanente con le forze sociali ed economiche da riunire minimo una volta al mese e/o su richiesta dei partecipanti.

·        Accordi con istituti di credito per tamponare tempi lunghi di pagamento, visti i vincoli del patto di stabilità interno, del Comune nei confronti dei fornitori (specialmente microimprese ed artigiani). Il Comune si farebbe garante dell'anticipazione della banca.

·        Incentivare la formazione a tutti i livelli, in accordo con le esigenze delle aziende, non solo per coloro che cercano lavoro, ma anche per chi è occupato. Le aziende dovrebbero potenziare la formazione al loro interno: la specializzazione dei propri dipendenti dovrebbe essere una risorsa ed un investimento per l'azienda. Per il dipendente un'opportunità di crescita che può essere utile specialmente in un periodo che richiede maggior flessibilità.

·        Adeguamento al mercato del lavoro che si sta notevolmente modificando rispetto al passato. Coinvolgimento delle scuole medie e superiori, compresi i genitori, per indirizzare gli studenti dell'ultimo anno.

·        Formazione di nuovi imprenditori per nuovi prodotti. Nel PGT si dovrebbero prevedere spazi destinati a ricerca e sviluppo di nuovi prodotti o di nuovi servizi, con agevolazioni per nuove attività produttive specialmente se promosse da giovani

6.    Nel campo del credito alle imprese abbiamo proposto  la creazione di un nuovo strumento per il credito, che sappia essere veramente vicino alla piccola impresa,  attraverso l'avvio delle procedure per la creazione di una banca di credito cooperativo, che sia espressione del territorio e sostegno dell'economia.

7.   Ribadiamo che la risposta alla crisi non può essere rinvenuta nel solo terziario, cioè nei servizi pubblici, ad esempio quelli socio – sanitari, o del commercio (con il PGT si è fatta una stima tra quanti posti crea un ipotetico centro commerciale previsto da questo strumento urbanistico e quanti se ne perdono nella rete dei 400 – 500 negozi esistenti?). Siamo contrari allo sviluppo di megacentri commerciali ormai sempre più frequentemente in crisi e favorevoli a uno sviluppo equilibrato tra esercizi commerciali di quartiere e media distribuzione. Vogliamo che il mercato resti in piazza Samek. Non riteniamo utile né compatibile con la dignità dei lavoratori una completa liberalizzazione degli orari e dei calendari di apertura degli esercizi commerciali.

8. Amaga e Farmacie possono rientrare in una strategia di rilancio dell’economia locale. Pubblico non significa parassitario e privato non sempre (lo dimostrano i recenti scandali) è sinonimo di efficienza. Vediamo nelle aziende comunali innanzitutto un patrimonio costituito negli anni dai cittadini. Riteniamo che il comune debba salvaguardarne la funzione sociale mantenendone il controllo come hanno richiesto i cittadini col recente referendum. Ciò non toglie che l’efficienza e la solidità dei bilanci siano risultati assolutamente da perseguire senza nessuna tolleranza verso eventuali sacche di inefficienza e clientelismo.

9. In ultimo ribadiamo, per i motivi espressi in premessa, la nostra contrarietà alla realizzazione di un inceneritore (ormai escluso anche dalla Provincia) e alla realizzazione della terza pista della Malpensa. Riguardo all’inceneritore confermiamo di essere favorevoli alla raccolta differenziata porta a porta e auspichiamo che l’aumento di efficienza del servizio possa tradursi anche in una riduzione della tariffa nel medio periodo. Rileviamo inoltre che gli orari di apertura del centro di raccolta di Mendosio dovrebbero essere verificati rispetto alle esigenze dei cittadini; orari adeguati favoriscono la collaborazione di tutti  a un corretto smaltimento dei rifiuti.



IL COMUNE Nel pensare alla futura attività amministrativa dobbiamo soffermarci anche sulle persone che col loro lavoro la fanno funzionare. Ci limiteremo ad alcune brevi note



1.      Il personale è spesso una risorsa di alto livello qualitativo. Le politiche di bilancio penalizzano questi lavoratori che garantiscono, nonostante tutto un livello di efficienza e un rapporto coi cittadini di buon livello. Intendiamo pertanto valorizzare le professionalità interne all’amministrazione limitando consulenze esterne e operando per la stabilizzazione del precariato che a volte risulta indispensabile al funzionamento della macchina comunale

2.      Le proprietà comunali, vanno gestite con il criterio dell’efficienza economica. Eventuali dismissioni di immobili devono essere finalizzate ad investimenti a favore dei cittadini

I CITTADINI L’attività amministrativa ha senso se i cittadini riescono a vedere nella loro esperienza quotidiana dei miglioramenti. Per realizzarli proponiamo:

1.      Una politica dell’assistenza basata sulla protezione delle fasce deboli unita a un rigoroso controllo sull’utilità e i risultati di questa azione. Siamo contro interventi “a pioggia” o indeterminati nel tempo e nei risultati. In un periodo di scarse risorse riteniamo indispensabile rigore e efficacia.

2.      Il rilancio della consulta dei cittadini stranieri, non per caso mantenuta dall’amministrazione attuale. Essa è stata un importante strumento di partecipazione democratica e ha permesso ai cittadini e agli amministratori di conoscere e apprezzare la complessa realtà dell’immigrazione nel nostro territorio. Nata con l’apporto delle diverse comunità e col contributo importante del centro islamico, la Consulta dimostra che la programmazione territoriale non comprende solo case e supermercati ma anche l’aggregazione, la solidarietà, i rapporti umani, col conseguente intensificarsi del senso di responsabilizzazione di tutti al servizio della convivenza pacifica.  Spesso dall’attuale amministrazione la Consulta è stata svilita al rango di un elemento folcloristico; noi intendiamo rilanciarne la funzione di strumento di partecipazione come previsto dallo Statuto comunale. Pensiamo che la Consulta, insieme alla rete di associazioni di immigrati che si stanno costituendo sul territorio, si inserisca in una politica dell’integrazione intesa come reciproco riconoscimento e sia un reale strumento per la sicurezza di tutti nel reciproco rispetto. Nell’ambito delle sue competenze il comune dovrà fare la sua parte per attuare politiche di integrazione degli stranieri specialmente ad esempio favorendo la soluzione del problema abitativo e coinvolgendo personale immigrato nell’attività dello sportello stranieri.

3.      Una politica per i giovani anche in questo caso non è molto quello che il comune può fare. L’amministrazione Fossati aveva promosso la realizzazione della “Casa della musica” attraverso il coinvolgimento di associazioni e singoli giovani. Partendo dall’idea di realizzare una sala prove, si era passati a un progetto di più ampia portata, capace di coinvolgere i giovani e renderli protagonisti e non consumatori  della cultura. Oggi proponiamo che questo progetto sia ripreso e che nell’ambito del PGT rivisto sia realizzato anche in collaborazione con altri enti territoriali. Ciò ci sembra rispondere alla più volte segnalata carenza di spazi per i giovani in modo concreto; siamo invece critici verso la politica dei piccoli o grandi eventi estemporanei

4.      Intendiamo estendere il wifi in citta’  cogliendo le opportunita’ di progetti gia realizzati es le 150 piazze d’italia del wireless .

domenica 24 luglio 2011

L'attualità di Pier Paolo Pasolini

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia. (1974)

L'Italia è nel suo insieme ormai un paese spoliticizzato, un corpo morto i cui riflessi non sono che meccanici. L'Italia cioè non sta vivendo altro che un processo di adattamento alla propria degradazione. Tutti si sono adattati o attraverso il non voler accorgersi di niente o attraverso la più inerte sdrammatizzazione. (1975)

Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù. (1961)


Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogan mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione) non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre. (1973)

Ora, degli italiani piccolo-borghesi si sentono tranquilli davanti a ogni forma di scandalo, se questo scandalo ha dietro una qualsiasi forma di opinione pubblica o di potere; perché essi riconoscono subito, in tale scandalo, una possibilità di istituzionalizzazione, e, con questa possibilità, essi fraternizzano. (1968)

Certe cose sono sconvolgenti e inaccettabili alla comune coscienza. La comune coscienza è inadattabile alle atrocità. E ci sarà pure qualche ragione. Forse perché essa, in realtà, le vuole. La comune coscienza prima non ha accettato le atrocità naziste, e poi ha preferito dimenticarle. Certe cose atroci architettate o comunque volute dal Potere (quello reale non quello sia pur fittiziamente democratico) sono comunissime nella storia: dico comunissime: eppure alla comune coscienza paiono sempre eccezionali e incredibili. (1969)

sabato 16 luglio 2011

Benedetto Lorenzo Cherubini alias Jovanotti!

Neppure più ce lo ricordiamo quando cantava “Sei come la mia moto!”.

Adesso è proprio cresciuto.

Nessuno credo debba perdersi la straordinaria intervista pubblicata sul Venerdì di Repubblica dell’8 luglio.

Sentite la sua analisi delle ultime elezioni (ma c’è molto di più): “E’ successo che molte persone, moltissime delle quali giovani o comunque aperte alle nuove tecnologie e a una visione del mondo più avanzata, non più disposte a stare al gioco delle grandi macchine creatrici di consenso, si sono di nuovo sentite coinvolte. In prima persona. Persona per persona. Internet è oggi un mezzo potentissimo, su questo non ci piove, non è solo il futuro, è il presente che passa dalla rete…

Quelli sotto i 25 anni sono cresciuti senza la televisione e senza Berlusconi. Vivono online e vivono liberi. Le loro linee narrative sono imprevedibili.

La politica torna ad attrarre quando torna ad essere Politica, cioè un luogo di partecipazione vero, e per tutti.

Senza figuranti, senza inni da pubblicità, senza tonnellata di photoshop, ma con qualche idea per migliorarci la vita, che è fatta di lavoro, di scuola, di cultura, di inquinamento da ridurre, di sanità, di famiglie che si evolvono, di immigrazione, di ricerca, di viabilità, di sicurezza, di tecnologia, di visioni e anche di speranza. E di energia!

In queste elezioni a fare la differenza è stata soprattutto la generazione dei giovani lavoratori, dei precari, degli universitari, la generazione di chi è nell’età in cui vorrebbe incidere e si trova di fronte una classe politica assurda che tiene il paese bloccato, inchiodato a una condizione che fa comodo solo alla maggior parte di quelli che oggi occupano un seggio”.

Benedetto Lorenzo! Se non ci fossi bisognerebbe inventarti!!!

Gabriele Arosio

domenica 10 luglio 2011

Privilegi e casta

Una volta c’erano i nobili che godevano di privilegi ereditati per nascita e censo, ora ci sono altri privilegiati, i politici, il cui ruolo e potere è però sancito dal Popolo Sovrano.
Godono di lauti benefici spesso impropri (un deputato che per un solo giorno da parlamentare prende, a 44 anni, 3108 € di pensione mensile lorda), estesi anche ai loro apparati (un commesso del senato pensionato a 52 anni con 8000 € mensili di pensione lorda). Per non far fallire il Paese ci chiedono sacrifici, pesanti. Giusto! Sono necessari, come necessari sono i pesanti tagli che la “Casta” ha il dovere di imporsi. Anche a livello regionale, provinciale, comunale, enti locali, esistono privilegi anacronistici, bisogna che taglino anche quelli. Che non facciano però finta, che non siano timidi e avari nel ridursi, “Metà parlamento a metà prezzo” non mi sembra uno slogan poi tanto inopportuno. Non mi va nemmeno che abbiano emolumenti in media con quelli dei colleghi europei, avendo l’Italia un debito pubblico così elevato e un tasso di sviluppo così basso, devono essere decisamente più bassi. Chi aspira a fare il politico si deve accontentare, deve avere un trattamento dignitoso ma niente di più; se vuole ricche prebende faccia il manager, l’imprenditore, il libero professionista, la politica la lasci a quelli che la fanno per ideale, per passione, per spirito civico. Che il Popolo Sovrano si ricordi di tutto questo quando andrà a votare.

MP

mercoledì 6 luglio 2011

Angelo Scola

Dunque Benedetto XVI ha scelto il nuovo cardinale di Milano: Angelo Scola, patriarca di Venezia.
E già si susseguono le letture e le interpretazioni del senso di questa nomina e dei suoi possibili sviluppi.
Vi è chi ricorda la sua appartenenza al movimento di Comunione e liberazione.
Chi il suo essere schierato tra le fila del cattolicesimo conservatore.
Ma sono davvero questi i dati con cui leggere questo avvicendamento?
Certamente Scola arriva a Milano in una chiesa in cui sia CL sia il cattolicesimo conservatore sono minoranze. Non andrà alla guerra.
Vi è invece da guardare bene alla realtà della diocesi milanese: la più grande del mondo (non per numero di abitanti ma per numero di collaboratori, volume di attività, esperienze, progetti…).
Diciamo la verità: di tutto questo, anche se Scola ha origini milanesi, il nuovo cardinale conosce poco o nulla.
Non conosce affatto i preti di Milano che sono i suoi principali collaboratori e ai quali deve chiedere tanto. Ce ne sono sempre meno e con carichi di lavoro sempre maggiori.
Con loro dovrà instaurare una relazione di fiducia e di stima.
E poi c’è tutto il resto. Un mondo assai complesso di istituzioni, fondazioni, giornali…carità, comunicazione, sociale, teologia…Tutti si aspettano dal cardinale una parola di indirizzo, qualche idea nuova…
Avendo visto quanto fatto a Venezia, Scola certamente non si limiterà all’ambito pastorale ma cercherà dialoghi e approcci anche sul versante culturale ed ecumenico, del dialogo interreligioso.
Avrà il tempo di fare tutto questo?
Quando Carlo Maria Martini fu nominato arcivescovo di Milano aveva 54 anni. Scola quasi 70.
Potrà avere una deroga alla norma del codice di diritto canonico che impone le dimissioni a 75 anni, ma ha davanti a sé non più di 5-7 anni.
Quali progetti di lungo termine potrà avviare o condurre?

G. A.

lunedì 4 luglio 2011

Fede politica

In un comunicato, il Coordinamento cittadino del PDL di Abbiategrasso ammette, bontà sua, che il risultato della consultazione referendaria costituisca un “forte segnale” su cui meditare. Ci mancherebbe altro, aggiungo io: dopo che il “leader maximo” e la sua corte avevano definito “inutile” il referendum e avevano cercato fino all’ultimo di evitarlo con cambiamenti strumentali delle norme in discussione, è difficile far finta di nulla …  Ma il PDL, ad Abbiategrasso, non è turbato né dal referendum né dall’ennesima ondata di scandali, né dalla crisi economica. Il comunicato ci rassicura: Abbiategrasso, grazie alla giunta Albetti, giunta “del fare e del programmare”, non ha niente in comune col resto del paese e marcia a gonfie vele; segue un elenco di realizzazioni, sciorinate con lo stile incalzante delle televendite. Il lettore avrebbe voglia di lasciar stare: la politica, si sa, è anche propaganda … Ma, ad una lettura più attenta, nell’elenco spicca, fra il rifacimento di Piazza Vittorio Veneto e l’Accademia musicale dell’Annunciata, la “nuova scuola di via Colombo”! Ora, chiunque, recandosi a votare, ha constatato non solo che il “ground zero” della scuola materna è rimasto tale, ma che si è inopinatamente provveduto anche all’abbattimento dei grandiosi alberi che abbellivano e ingentilivano il complesso della scuola elementare. Come dimostra l’esito dei referendum la “fede politica” a volte acceca ma, si sa, la fede è “certezza di cose che non si vedono”. Nel caso del PDL abbiatense, spero, laicamente, che la giunta “del fare e del programmare” si riferisca alle cose “che si vedono” nel tracciare i suoi bilanci. Anche perché, come insegnano i referendum, il bilancio alla fine lo fanno i cittadini.

domenica 26 giugno 2011

Il gioco delle tre carte

Ecco di nuovo il gioco delle tre carte, gioco in cui si sa, il mazziere vince sempre.
La proposta geniale delle tre aliquote, che, dice, taglia tasse (o meglio, le imposte) a tutti, solo che lo fa in misura irrilevante per i redditi più bassi, e in misura sostanziosa invece per i redditi più alti. Certo, in un momento come questo, in cui la crisi morde e il problema del debito pubblico sembra essere l’unica priorità, che il governo tagli le sue entrate, soprattutto quelle più sostanziose sembra essere un controsenso. E allora, dove sta il trucco? Eccolo: l’apparente (ma ingannevole) buona notizia della riforma fiscale è accompagnata da un’altra: l’aumento dell’IVA, che sempre una imposta è. Roba di poco contro, uno pensa, pochi centesimi qui e lì. E pensa male, perché l’IVA si paga su tutto, dal pane che si mette a tavola fino alla carta igienica che si usa in bagno, con il risultato di un aggravio di spesa complessivo per le famiglie italiane che potrebbe anche essere rilevante. Risultato finale? Le tasse pagate, in realtà aumentano e, tanto per cambiare, peggiorano le condizioni di vita delle classi sociali meno abbienti.
La proposta è socialmente ingiusta anche per un altro motivo: colpisce tutti, poveri e ricchi, allo stesso modo. L’IVA, infatti, non prevede fasce, non tiene minimamente conto delle differenze di reddito.
Certo, l’IVA la paga chi compra, basta allora non comprare nulla (basta, ad esempio, rinunciare allo yacht). Peccato che  per quelli che lo yacht lo vedono solo alla TV si tratta di stringere ancora di più la cinghia, di rinunciare a beni di prima necessità. Non credo che faccia un bell’effetto sulla famiglia mettere “il nulla” a tavola (o anche in bagno, ma tanto la carta igienica non servirebbe più). Senza pensare all’effetto negativo  che questo avrebbe sul commercio e la produzione.
In nome dell’emergenza finanziaria i lavoratori dipendenti sono stati tartassati in tutti i modi possibili e stanno con l’acqua alla gola (e questi sono già fortunati rispetto ai precari e ai disoccupati), non sarebbe ora che, in nome della stessa emergenza, cominciassimo a invertire la rotta? Se una volta tanto, per salvare il paese dal tracollo, si cominciasse a prendere anche ai ricchi? Se aumentassimo le loro aliquote? Se aumentassimo la tassazione sulle rendite invece di mantenere quel ridicolo 12%? E se davvero venissero tassate le transazioni finanziarie? Almeno finché dura l’emergenza.
In fondo, ce lo debbono, perché spesso i ricchi sono tali grazie alle speculazioni finanziarie e sono proprio loro i responsabili del disastro mondiale nel quale ci troviamo.

Marina Clementoni


mercoledì 22 giugno 2011

Programma, alleanza e candidato

I positivi risultati per il centrosinistra nelle ultime elezioni amministrative e l'esito del referendum, sembrano aver invertito una corrente elettorale a favore del centrodestra. Molti commentatori concordano nel ritenere che sia iniziata la fine del ciclo berlusconiano.
Ma questo eventuale esaurimento della leaderschip di Berlusconi non coincide necessariamente con la fine del centrodestra. Forse di questo centrodestra e del suo attuale modo di essere.
Ma attorno al suo vessillo ci sono interessi e un popolo consistenti e tutt'altro che minoritari.
Entrambi vanno rispettati e, rispetto ad essi, va offerta una credibile altrenativa in termini di proposta e di classe dirigente.
Per quel che ci riguarda, incominciando dalla nostra città: Abbiategrasso.
Ci sono le condizioni per costruire, attorno ad un programma condiviso e partecipato con i cittadini, un'importante e vasta alleanza, che deve identificarsi oltre che con la figura del candidato sindaco, anche delle liste per il consiglio comunale.
Il metodo di selezione del candidato sindaco nel centrosinistra è rappresentato dalle primarie, attraverso di esse, si individua il candidato della coalizione.
Il metodo, le sue procedure improntate alla trasparenza, segretezza e libertà del voto, sono la condizione perchè il risultato del vincitore sia condiviso ed accettato da tutti i partecipanti: candidati e liste.
Ma questa condizione non è sufficiente, poichè si tratta di scegliere il candidato di un'alleanza politica, occorre che i candidati, per partecipare alla competizione, sottoscrivano in via preventiva un documento di adesione ai punti salienti del programma e si impegnino, se sconfitti, a sostenere lealmente e con impegno il candidato vincente, per far vincere la coalizione.
Se mancasse questo impegno, mancherebbe il presupposto dell'alleanza.







                           

domenica 19 giugno 2011

Credito Cooperativo

La crisi economica che credevamo, speravamo, e qualcuno voleva far credere, fosse solo passeggera, si è rivelata una reale fine di un'epoca, con le conseguenze non solo economico-finanziarie, ma anche sociali, che sono sotto gli occhi di tutti.

Ciò che quotidianamente apprendiamo dai media nazionali, ossia la mancanza di risposte concrete ed iniziative appropriate, ci allarma, preoccupa e purtroppo, dobbiamo dirlo, ci deprime e mortifica, constatando la lontananza della politica dai problemi concreti che si dovrebbero affrontare.

L'accesso al credito è sempre stato uno dei principali motori dello sviluppo e della crescita del nostro Paese. Negli ultimi anni tutto è diventato più difficile, sia per i singoli e le famiglie, ma soprattutto per le attività produttive che spesso trovano un "muro" tra le loro idee e il credito necessario per poterle realizzare.

Il convegno che si è tenuto sabato 18 giugno all'Annunciata è stato un tentativo di iniziare un percorso che parta dalle esperienze che si sono realizzate sul territorio per cercare di capire se è possibile trovare un'unione di idee che possa portare anche un piccolo contributo alle esigenze che attendono una risposta concreta.

Confronto, dialogo e condivisione dovrebbero essere le priorità da trasmettere ai vari settori che compongono la nostra comunità abbiatense, dal piano economico-finaziario a quello sociale e culturale, con la politica che si impegni seriamente a far da tramite tra le proposte accoglibili e la realizzazione dei progetti, nell'interesse dell'intera collettività.



mercoledì 15 giugno 2011

Carico fiscale


I contribuenti conosciuti dal fisco italiano non hanno scampo: sui loro conti grava un carico fiscale reale fatto di imposte e contributi, ''da far tremare i polsi''. Nel 2010, infatti la pressione fiscale sull'economia ''regolare'' è oscillata tra il 51,1 e il 51,9% del Pil (prodotto interno lordo): oltre 8 punti percentuali in più rispetto al dato contabilizzato dal ministero dell'Economia e delle Finanze.

La pressione fiscale è data dal rapporto tra il gettito, fiscale e contributivo, ed il Pil che include, così come prevedono le disposizioni statistiche internazionali, anche l'economia non osservata. Vale a dire il sommerso economico che, nel 2010 oscilla tra un valore minimo di 231,2 miliardi e un valore massimo di 272,7 miliardi di euro.

In buona sostanza, il nostro Pil nazionale (che nel 2010 è stimato attorno ai 1.554,7 miliardi di euro) racchiude in sé anche la cifra imputabile all'economia sommersa. Rammentando che la pressione fiscale è data dal rapporto tra le entrate fiscali e contributive ed il Pil prodotto in un anno, nel 2010 la pressione fiscale ''ufficiale'' ha toccato il 42,8% del Pil. Se, però, togliamo dalla ricchezza prodotta la quota addebitabile al sommerso economico, calcoliamo la pressione fiscale sul Pil reale. Facendo questa operazione ''verità'', il Pil diminuisce e, pertanto, aumenta la pressione fiscale.

Nel nostro Paese si subisce un prelievo fiscale ben superiore al dato statistico ufficiale. Per questo è assolutamente improrogabile una seria lotta contro il lavoro nero e l'evasione fiscale. Aumentando la platea dei contribuenti, potremo così ridurre imposte e contributi a chi oggi ne paga più del dovuto.

A livello informativo si segnala che l'ultimo dato dell'Istat riferito alla dimensione economica dell'economia irregolare, è del 2008. Ciò consente di dire che, alla luce del probabile aumento del lavoro nero e dell'abusivismo avvenuto in questi ultimi 2 anni di grave crisi economica, ci troviamo di fronte ad un valore economico del sommerso riferito al 2010 molto sottostimato.

lunedì 13 giugno 2011

Referendum: grazie a tutti.

Grazie a tutti. Grazie a tutti quelli che ci hanno creduto dall'inizio, quando tutto remava contro.
Grazie ai movimenti, alle associazioni, ai comitati, ai militanti di partito che non hanno mai voluto metterci sopra il cappello, alla gente comune (lo siamo tutti).
Grazie anche a chi ha votato NO ed anche a chi ha scelto scheda nulla e bianca.
Non pensavamo neanche che si potesse raggiungere questo risultato. Ma così è stato.              
E questo ci dà speranza, per un futuro migliore, non facile, non semplice, ma un futuro che si potrà cercare di costruire, insieme. Sembra proprio che i muri, le barriere e gli steccati possano essere superati, che con l'impegno, l'umiltà, il sacrificio e la buona volontà si possa lavorare ad un progetto condiviso, comune, senza protagonismi esasperati o personalismi deleteri, con trasparenza e sincerità.
Sarà fuori moda, ma la società e la politica hanno urgente bisogno di guardarsi negli occhi e            stringersi la mano.

giovedì 9 giugno 2011

Cose imparate dall’ultima elezione del sindaco di Milano

1.      Vince le elezioni chi incontra la gente, suscita partecipazione, cerca la condivisione.



2.      Vince le elezioni chi parla di idee e progetti e non invece di persone. Chi evita gli insulti, gli attacchi personali, la denigrazione.



3.      I soldi servono, ma quando sono troppi suscitano sospetti.



4.      Può vincere anche un politico timido e riservato. L’immagine non è tutto.



5.      Ci si può riempire la bocca con lo slogan: bisogna stare in mezzo alla gente. Ma poi, a farlo davvero, ciò che paga è la sincerità.



6.      Alle promesse roboanti dell’ultimo momento non ci crede più nessuno.



7.      D’accordo pensare alle buche nelle strade, ma i cittadini aspettano come il pane che qualcuno indichi un orizzonte più lontano, più bello, che apre spazi alla fantasia.



8.      Ci sono giorni di vento che con forza puliscono il cielo quando è necessario. Ce ne saranno altre folate a breve.

lunedì 6 giugno 2011

Tenaglia mediatica?

Ha dell’incredibile una delle ultime affermazioni di Berlusconi quando parla di “tenaglia mediatica”! Proprio lui! Evidentemente, non avendo avuto l’esito sperato l’assalto mediatico fatto su più reti televisive, nella settimana precedente i ballottaggi,  B. deve trovare una qualche se pur semplicistica spiegazione alla  cocente sconfitta. Non gli  bastano più le reti Mediaset, Rai 1, Rai 2, quotidiani, riviste….. Non si rende conto di essere stato, con le sue sistematiche  affermazioni condite di delirio e arroganza (per non parlare dell’attacco sistematico alle Istituzioni!), l’artefice principale della batosta. Non si rende conto, inoltre,  che c’è un’altra realtà che è fatta di internet e quindi dei nuovi media che stanno assumendo sempre più rilevanza e che nel futuro surclasseranno i mezzi di comunicazione tradizionali.  Svegliati, Berlusconi!!! C’è un nuovo mondo fuori di te di cui non ti sei ancora accorto, ma i primi effetti li cominci, ahimè, a sentire! (E con te anche il tuo amico Bossi ndr)

Maria Grazia Perna

giovedì 2 giugno 2011

Evasione fiscale


Dieci finanziarie ogni anno. È l'ammontare dell'evasione fiscale in Italia: ogni anno circa 300 miliardi di euro di imponibile vengono sottratte all’erario. Di queste, l'evasione di imposte dirette è 115 miliardi di euro, l'economia sommersa sottrae 105 miliardi, la criminalità organizzata 40 miliardi e 25 miliardi chi ha il secondo o terzo lavoro. La stima è stata fatta da Krls Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it, Associazione contribuenti italiani, elaborando dati ministeriali e dell’Istat.
Le aree di evasione fiscale analizzate nello studio sono cinque: l’economia sommersa, l’economia criminale, l’evasione delle società di capitali, l’evasione delle big company e quella dei lavoratori autonomi e piccole imprese.
 I lavoratori in nero sono circa 2 milioni, di questi 800 mila sono dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro (con un'evasione d’imposta di 25 miliardi di euro).
La seconda area di evasione è quella dell’economia criminale realizzata dalle grandi organizzazioni mafiose. Il giro di affari della criminalità è di 120 miliardi di euro all’anno con un’imposta evasa di 40 miliardi di euro.
La terza area è quella composta dalle società di capitali, escluso le grandi imprese: secondo i dati del ministero dell’Economia e delle Finanze, il 78% circa delle società di capitali italiane dichiara redditi negativi (52%) o meno di 10 mila euro (26%). In pratica su un totale di circa 800 mila società di capitali il 78% non versa quanto dovuto di imposte dirette. Si stima un’evasione fiscale attorno ai 15 miliardi di euro l’anno.
La quarta area è quella composta delle big company. Una su tre chiude il bilancio in perdita e non paga le tasse. Inoltre il 92% delle big company spostano costi e ricavi tra le società del gruppo trasferendo fittiziamente la tassazione nei Paesi dove di fatto non vi sono controlli fiscali sottraendo al fisco italiano 27 miliardi di euro. Infine c’è l’evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese dovuta alla mancata emissione di scontrini, di ricevute e di fatture fiscali che sottrae all’erario circa 8 miliardi di euro l’anno.